giovedì 22 settembre 2011

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lunedì 12 settembre 2011

“A Pietrabbondante l’area sacra più importante della nazione sannitica”

A. La Regina: “luogo fulcro di religiosità e di politica del Sannio”

Un’altra zona, oltre il recinto che dà sull’antica strada che sembra attraversare l’antico Santuario sannitico/italico di Pietrabbondante, è stata quest’anno oggetto di scavo. Rinvenuti altri due edifici di culto, nei quali sono stati trovati cimeli votivi, una statuetta di Ercole, paraguance, ghiande missili (proiettili di piombo da lanciare con la fionda) e poi armi, ceramiche.

 “La presenza di queste strutture – ha spiegato l’archeologo La Regina – è la conferma che ci troviamo nell’area sacra principale, nel grande Santuario della nazione sannitica, in cui si veneravano culti di divinità diverse. Il periodo di riferimento è quello che va dal V sec. a. C. alla Guerra Sociale”. Secondo le rivelazioni del Presidente dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte di Roma, la presenza di santuari minori nel territorio circostante Pietrabbondante (vedi Vastogirardi, Schiavi d’Abruzzo, Colle Vernone-Ortovecchio) è la riprova che l’area archeologica del paesino alto molisano sia stata il centro più importante, il luogo fulcro della religiosità e della politica del Sannio. “Ciò viene fuori – ha aggiunto La Regina - non solo dagli edifici, ma anche dalle raffigurazioni e le iscrizioni in osco”. La zona a monte della strada che costeggia il complesso tempio-teatro sarebbe quindi densamente occupata da strutture sacre, mentre la zona a valle da templi, tempietti, sacelli disposti in modo diffuso e circondati da boschi e luoghi ameni, nei quali si usava organizzare fiere o spettacoli. 

 Dalla Guerra Sociale in poi, cominciò però a perdersi il carattere di religiosità nazionale. “Forse sono rimaste forme di religiosità pagana – dice l’archeologo – In epoca romana si cominciano a costituire i municipi e decadono i santuari minori. Ma bisogna sottolineare che le chiese o le aree sacre non vengono distrutte, c’era rispetto sia per la venerazione religiosa, sia per timore di Dio. Distruzioni, invece, sono avvenute da parte dei cartaginesi, i quali hanno saccheggiato a lungo queste zone. I Sanniti vengono sempre descritti come i più acerrimi nemici di Roma, invece sono stati tra i pochi alleati dei romani nella difesa del territorio italiano dai cartaginesi”.

 Tra le altre novità emerse durante la recente campagna di scavo, i resti di un edificio la cui costruzione sarebbe stata interrotta nel periodo della fine della Guerra Sociale. Le indagini sono state svolte in un’area già esplorata negli anni Settanta e poi ricoperta. Sono stati trovati lastroni di pietra appartenenti ad una struttura in fase di costruzione. Accanto, il cantiere dove gli scalpellini preparavano i vari blocchi di pietra per realizzare gli edifici. I reperti stavolta resteranno dissotterrati, come testimonianza di una fase edilizia interrotta, che segna l’inizio della fine dello splendore della civiltà sannitica a Pietrabbondante. 

da:Primo Piano Molise

ADRIANO LA REGINA RACCONTA ...

NUOVE SCOPERTE DAGLI ULTIMI SCAVI


PIETRABBONDANTE. Cappello alla “pescatora” bianco e macchina fotografica al collo. Si aggira tra i tesori dell’antico Santuario sannita di Pietrabbondante, Adriano La Regina, tra quei resti di edifici imponenti, appartenenti ad un lontano passato, che lui stesso ha riportato alla luce. Ne conosce i minimi dettagli, ne scruta le particolarità, i linguaggi, le storie. Dopo più di tre mesi dall’apertura della nuova campagna di scavi nell’importantissima area archeologica di Pietrabbondante, abbiamo incontrato  il Presidente dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte di Roma, che dagli anni Settanta si occupa di scoprire le meraviglie del Sannio. Ci ha raccontato le novità emerse dalle nuove attività di scavo, le più recenti consapevolezze. Una di queste riguarda la “domus publica”, un vero e proprio unicum in Italia.

“Abbiamo continuato ad indagare nella zona della “domus publica” – ha detto La Regina parlando della grande residenza sannitica in cui venivano ospitati i personaggi istituzionali del tempo, per occasioni religiose ed alleanze politiche - ma la ricerca non è finita. L’edificio è stato individuato nelle linee generali e sono emerse fasi edilizie diverse, in ragione dell’uso che se n’è fatto nel tempo. La grande novità di questa casa è il portico quadrangolare aperto nella parte posteriore e l’ambiente contrapposto al tablino: un’aula per le riunioni o la curia dei sacerdoti, dove si trovavano per i banchetti o per trattare su questioni importanti”.

 La struttura, ora in fase di restauro, ha avuto una vita lunga e complessa. Gli studenti guidati dagli archeologi hanno rinvenuto due livelli di pavimenti, che testimoniano i diversi utilizzi della casa. Dopo le funzioni di uso pubblico, in epoca sannitica, si presume ci sia stata una fase di decadimento. In età augustea la domus fu ristrutturata, probabilmente, dalla famiglia dei Socelli. Famiglia facoltosa che aveva il controllo dell’area. Poi, ci sarebbe stato un periodo di impoverimento delle attività produttive della famiglia e dunque dell’intera zona. “La maggior parte dei metalli – sottolinea l’archeologo – sono scomparsi. Questo è un ulteriore elemento da cui si può capire che dalla metà del IV secolo non ci sono tracce di vita nella casa. Ci furono saccheggi, asportazioni di metallo. Venivano demoliti anche i monumenti per estrapolare le grappe di bronzo, che servivano per tenere unite le pietre”. Insomma, una parte del Santuario, il più importante luogo di riferimento politico e religioso per i Sanniti, fu abbandonata, in altre zone continuò la vita. L’anno prossimo, dopo il restauro, la domus sarà pronta per essere aperta al pubblico. Un altro prezioso tassello della storia dei nostri antichi antenati potrà essere fruibile ai visitatori, che arrivano da tutta Italia e da vari angoli del mondo, per vivere l’autentica dimensione culturale e paesaggistica che l’area archeologica offre.

 Altre indagini sono state svolte su altri edifici. Per esempio, intorno ai portici accanto al tempio piccolo (Tempio A), dove sono stati scoperti due livelli: uno superiore, in cui si trovavano le botteghe con colonnato in mattoni - che si affacciavano lungo un’importante asse stradale - risalenti ad un periodo successivo ai Socelli; l’altro inferiore, contemporaneo al Tempio A sannitico. In quest’area sono stati ritrovati resti di sacrifici animali, dedicati alle divinità e il “fulgor conditum”. Si tratta di un particolare rito religioso sannitico, che consisteva nel seppellire gli oggetti colpiti da un fulmine. L’anno scorso è stata scovata proprio in questa zona una statuetta chiaramente danneggiata dalla saetta “divina”.

A.Z 
da: "PRIMO PIANO MOLISE"