venerdì 29 ottobre 2010

Dal cielo

Dal sito dell'ICCD e dall'archivio dell’Aerofototeca Nazionale che raccoglie oltre due milioni di immagini dal cielo, vere finestre aperte sul territorio italiano tra gli inizi del Novecento e gli anni ’90, siamo riusciti a trovare due immagini del territorio di Pietrabbondante. La prima, del 1951, riprende l'area degli scavi. Le immagini sono molto ridotte in quanto vincolate dal copyright.




Zingare Spericolate


Video con Vania Mancini mentre presenta sul palco a san Giovanni il 16 ottobre le danze delle zingare spericolate cheja celen; alla manifestazione della FIOM a ROMA del 16 ottobre 2010. La ringraziamo della segnalazione; se questo blog può dare un pò di spazio al suo gruppo siamo molto contenti.


"L'esibizione delle zingare danzanti alla Manifestazione della FIom "Il lavoro è un bene comune". Cheja Celen fanno parte di un progetto di scolarizzazione dei bambini Rom del XIX Municipio di Roma. Il progetto è coordinato da Vania Mancini, autrice del libro ZIngare spericolate".


LINK con il video


Riportiamo anche questo bel post dal sito MOVOLOCO (sito sugli artisti molisani) che recensisce il libro di Vania.

ROMA - Ragazze che ballano, le ‘cheja celen’ del campo nomadi Cesare Lombroso di Roma.
Un mondo multicolore, con una propria identità culturale che, seppure così vicino a noi, inserito nella nostra società, non vediamo, o non vogliamo vedere.
La società nella quale viviamo, non vuole vedere il diverso. Chiude gli occhi davanti al non celato e multicolore mondo rom, facendo finta, ipocritamente, che non esiste.
Vania Mancini, dedica parte della sua vita alla scolarizzazione dei ragazzi rom. Ne parla nel libro “Cheja celen” dove, la frase di Vasco Rossi (suo grande amico) apre dicendo: “Il brivido che vola via”.
Vania è di origini altomolisane ( i suoi genitori sono di Pietrabbondante) e presto sarà in Molise a preparare il suo spettacolo. Il suo impegno con ‘le ragazze nubili che ballano’ la porta in giro per l’Italia a presentare l’invisibile, quello che la società moderna non vuole vedere, il diverso. Sarà la paura di affrontare ciò che non si conosce? Il timore di confrontarsi con una società che ha altri valori e che vive ai margini della civiltà, quest’ultima intesa, in senso unilaterale, da chi pensa di vivere in una comunità civile.
Per Vania la verità non è mai da una parte sola, ed è consapevole che parlare di rom non è affatto facile, che le spigolosità del confronto vanno limate poco a poco, col dialogo, cercando di rapportarsi però, ad interlocutori che abbiano voglia di un dialogo pacato. l libro che Vania ha scritto, è affollato di donne, grandi e piccine, che nella danza vedono il loro rapporto con il mondo, e che è l’unica cosa che sanno fare bene.Dai loro occhi, si intravede una luce particolare, di chi sa che sta facendo la cosa giusta per sè, ed allora ecco che dalle interviste che Vania ha realizzato, traspare la ricerca della danza perfetta, ovvero, realizzarla al meglio. Così la scelta delle stoffe luminose e colorate, che poi vengono cucite dalla mamma, sono propiziatorie al ballo, che diventa la ‘messa liberatoria’ di un percorso fatto di confronto con una civiltà che ignora tutto ciò che è diverso. Ecco che le ragazze nubili che ballano sono tese a realizzare il loro spettacolo, con un approccio naturale e contagioso, dai loro occhi traspare una luce diversa, per ballare ci vogliono vestiti elaganti, colorati, che si vedano di notte e che facciano rumore.
Vania Mancini sa perfettamente quanto sia complicato il dialogo con la società contemporanea, quanto sia irto di ostacoli il rapporto con la comunità d’oggi e con le ipocrisie che l’accompagnano, con le quali dovrà prima o poi, rapportarsi. Vania diventa così, il punto di contatto, la cartina tornasole di una civiltà che non si vuole vedere, ma che vive con noi.
Lo spettacolo vuole essere il primo approccio ad una condivisione non di ruoli, ma di sensazìoni, che poi diventano integrazione. L’obiettivo di Vania è di far conoscere la cultura rom attraverso la danza, e regolarizzare la frequenza scolastica attraverso il ballo.
Negli ultimi due anni le coreografie delle cheja celen, sono state curate da Fabiana Magrelli e più recentemente dal maestro di danza Manolo Ricci. Ultima esibizione il 28 maggio ai giardini di Piazza Vittorio. (Fonte).


Da questo LINK, invece, una bella galleria fotografica

martedì 26 ottobre 2010

Pretavnnient miya

La ricerca sul paese, la sua storia, arte e tradizione svolta dai ragazzi della scuola elementare statale di Pietrabbondante, classi IV e V, anno scolastico 2001/2002.
Ricerca scolastica - Pretavnnient miya

lunedì 25 ottobre 2010

Ecomafia - E i clan portano i veleni in Molise

Esula un pò dal nostro blog ma è bene che venga condiviso e pubblicato.


di Rosaria Capacchione

NAPOLI (24 ottobre) - Al di là del Matese, lontano dagli occhi e dalle rotte battute dai trafficanti di veleni da vent’anni a questa parte. Si sono trasferiti là, in Molise, gli ecomafiosi collegati al clan dei Casalesi, gli uomini che hanno gestito il trasporto dei rifiuti tossici fino alle discariche, ormai sequestrate e inagibili, di Giugliano, Licola, Parete.

Operano soprattutto in provincia di Isernia, non disdegnano quella di Campobasso dove corteggiano due impianti autorizzati dalla Regione: la discarica di Montagano e il depuratore Cosib di Termoli.

Il monitoraggio avviato dalle associazioni ambientaliste molisane e dalle Procure di Santa Maria Capua Vetere, Larino e Isernia segnala il rischio di infiltrazioni camorristiche e la presenza di imprenditori del settore.

Come i fratelli Caturano di Maddaloni e Toni Gattola, cognato del capozona casalese di Cancello Arnone e controllore della discarica Magest di Licola, già coinvolti in varie inchieste - da Re Mida a Madre Terra - sullo smaltimento illegale dei rifiuti. L’indagine conoscitiva conferma, dunque, quanto già segnalato nel 2008 dalla Dda di Campobasso, e cioè che «il Molise è diventato il punto finale di arrivo per lo smaltimento dei rifiuti pericolosi, dove è facile occultare discariche abusive con la compiacenza di alcuni proprietari corrotti» . 

Sul tavolo dei magistrati di Larino è finito, nei giorni scorsi, il dossier-denuncia frutto di un’inchiesta pubblicata sul sito Primonumero.it sull’attività del depuratore e sul via vai di automezzi sospetti. «Dal lunedì al venerdì - è scritto - c’è un traffico di camion gialli con la scritta in rosso ”Autotrasporti Caturano”, per trasporto rifiuti, nel tratto Caianello-Venafro-Isernia-Bojano sino ad entrare nella zona di Campobasso: ma da lì se ne perdono le tracce». 

Antonio Caturano, viene ricordato, fu arrestato alcuni anni fa per ordine della Procura di Napoli (il pm Cristina Ribera, oggi alla Dda) nei pressi del cementificio Colacem di Venafro. Stava trasportando rifiuti tossici spacciati per fertilizzanti e destinati alla concimazione dei terreni agricoli, stesso sistema utilizzato in provincia di Caserta, dove sono state avvelenate decine di ettari di terreno, e documentato nelle due inchieste «Madre Terra». 

A far scattare l’allarme, lo smaltimento a Termoli del percolato prodotto dal consorzio unico di Napoli-Caserta; dalla discarica Colleferro, alle porte di Roma; dalla Ecoambiente di Casoria. Ma non basta. La Procura di Campobasso si starebbe interessando della discarica di Montagano nella quale, dall’agosto scorso, la Giuliani Environment è autorizzata a costruire e gestire un impianto per lo stoccaggio di rifiuti pericolosi. 

Denunciano le associazioni ambientaliste: ogni anno arrivano nella discarica di Montagano circa 50.000 tonnellate di rifiuti, non solo da Molise, e camion senza alcuna autorizzazione prefettizia di cui non si conosce né il carico né la provenienza. Aggiunge il consigliere regionale del Pd Michele Petraroia: «Si è accertato che ci sono circa 36.000 tonnellate di rifiuti, un quarto del totale dei rifiuti conferiti nelle discariche molisane, provengono da altre regioni, contrariamente a quanto dispone la normativa nazionale». 

E Isernia? La situazione è tutt’altro che sotto controllo. Sono una ventina le discariche abusive segnalate e sequestrate negli ultimi due anni. E non è ancora dimenticata la vicenda di Fragnete e di Colle Santa Maria, sversatoi nei quali è finito di tutto (dai rifiuti urbani a quelli chimici) e mai bonificati. (fonte: Il Mattino)

Si veda anche: Ecomafia in Molise da L'Infiltrato


RIFIUTI, I CAMION DELLA CAMORRA 
IN MOLISE

di Paolo De Chiara (dechiarapaolo@gmail.com)
“Si sono trasferiti in Molise gli eco mafiosi collegati al clan dei Casalesi, gli uomini che hanno gestito il trasporto dei rifiuti tossici fino alle discariche, ormai sequestrate e inagibili, di Giugliano, Licola, Parete. Operano soprattutto in provincia di Isernia, non disdegnano quella di Campobasso dove corteggiano due impianti autorizzati dalla Regione: la discarica di Montagano e il depuratore Cosib di Termoli”. In questo modo la giornalista de Il Mattino Rosaria Capacchione, minacciata di morte dalla camorra, si è espressa in un articolo uscito ieri su Il Mattino (“E i clan portano i veleni in Molise”). Da troppi anni in Molise è stato lanciato l’allarme. Secondo Rosaria Capacchione, che abbiamo sentito telefonicamente: “I segnali c’erano anche prima. Adesso ci sono più strumenti e più capacità per riconoscere quei segnali. Stiamo parlando di una situazione stabile. Loro si spostano dove ci sono i soldi da fare. E, soprattutto, dove possono operare più tranquillamente”. E in Molise operano da anni in silenzio. Per la classe dirigente di questa Regione “il Molise è un’isola felice”. Non è affatto così. In Molise le mafie fanno i loro sporchi affari. Riciclano il denaro sporco, investono e sversano i loro veleni. Già dieci anni fa si poteva apprendere dal Rapporto annuale sul fenomeno della criminalità organizzata: “Il Molise risente sia lungo la fascia adriatica che nella zona di Venafro e Termoli, di infiltrazioni dei sodalizi criminali pugliesi e campani. Nella provincia di Campobasso si sono, inoltre, verificati episodi estorsivi perpetrati da gruppi criminali di origine campana e pugliese, in collegamento con pregiudicati locali”. Nel Rapporto era chiaramente indicato che “nella provincia di Isernia la criminalità organizzata campana è attiva nel settore del traffico di sostanze stupefacenti; nelle zone di Venafro e del Matese (area, quest’ultima, condivisa con la provincia di Caserta) sarebbe inoltre riuscita ad infiltrarsi nel tessuto economico locale mediante il controllo di attività imprenditoriali. L’area a ridosso dei confini campani risente dell’influenza del clan La Torre di Mondragone (CE). Si sono, altresì, evidenziati segnali di acquisizioni, da parte di affiliati a cosche di origine catanese, di aziende da sfruttare per il riciclaggio di capitali illeciti”. Nel rapporto si evidenziano le operazioni più significative compiute dalle forze di polizia. Come quella del 13 luglio 2000 fatta a Termoli, dove i militari dell’Arma dei Carabinieri arrestarono il latitante Aniello Bidognetti, elemento di spicco del clan dei Casalesi, responsabile di associazione di tipo mafioso finalizzata alla commissione di omicidi, estorsione ed altro. Solo dopo dieci anni si è arrivati a siglare un Protocollo di Legalità tra la Prefettura di Isernia, la Provincia, le forze dell’ordine e diversi Comuni. Nel maggio scorso, precisamente a Cantalupo del Sannio, la divisione anticrimine della Questura di Napoli, mise le mani sui beni del boss di Sant’Anastasia Antonio Panico. Il valore degli appartamenti e dei terreni sequestrati si aggirava intorno ai due milioni di euro. Come non ricordare l’arresto di Massimiliano Conti, il 38enne originario di Pescolanciano, uno dei titolari delle quote societarie della sala “Bingo Boys” di Teverola, già al centro di inchieste di camorra. Mentre nel luglio scorso la direzione distrettuale antimafia di Napoli, nel blitz che portò in carcere 44 persone, evidenziò la presenza di due soggetti, presunti affiliati dei casalesi, a Toro, in provincia di Campobasso. Da qualche settimana avevano preso in affitto una casa nel piccolo centro molisano. In provincia di Isernia nel febbraio scorso, grazie all’operazione della guardia di finanza di Caserta, vennero messi i sigilli ai beni dell’imprenditore del gas Giuseppa Diana. L’esponente del clan dei Casalesi che aveva tentato anche la scalata per l’acquisizione della Lazio Calcio. I tanti segnali, come il sequestro di un’azienda (che operava solo sulla carta) ad Isernia. “L’Euroingros – secondo il comandante della guardia di finanza di Isernia Giacomo D’Apollonio – sulla carta era un’attività che operava nel settore dei detersivi. Ma di fatto non ha mai operato. La società era intestata a una persona fisica inesistente”. In questa occasione si registrò la presenza di Giovanni Sciacca, imprenditore di Mondragone, ritenuto dagli inquirenti vicino al clan camorristico La Torre. Lo stesso clan che compare nel rapporto sulla criminalità del 2000, predisposto dalle informazioni della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.Già alla fine degli anni ’80 il magistrato Imposimato parlava di appalti e di terra fertile per la camorra. “Anche questa Regione – si legge dalle cronache del Messaggero del 1 marzo 1988 - può costituire una terra di conquista della camorra. Bisogna vigilare”. Non si è vigilato. Il problema non è stato affrontato. “Per troppi anni il Molise – secondo l’ex presidente della Commissione Antimafia - ha sottovalutato la possibilità di infiltrazioni mafiose. Le mafie sono arrivate. La ‘ndrangheta, la sacra corona unita, la cosiddetta “società foggiana” che è quella realtà pugliese che ha una sua consistenza, la camorra. Il Molise per anni ha fatto finta di non vedere, per anni ha abbassato la guardia, per anni ha tacciato di irresponsabilità, paradossalmente isolando e colpendo, quelli che indicavano il male. Per anni questa Regione non ha fatto il proprio dovere. Le classi dirigenti di questa Regione non hanno fatto il proprio dovere”. Un episodio significativo, per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti, si è registrato con la testimonianza, nel 2003, di un giornalista di TeleA. Che racconta di aver seguito un camion partito da Napoli carico di rifiuti nocivi che dovevano essere smaltiti a Ferrara. Questo camion, invece di proseguire per il nord, proseguì per Caianello in direzione Venafro. Arrivato nella zona del consorzio industriale di Pozzilli, entrò in un capannone e dopo qualche ora uscì e tornò a Napoli”. Nell’articolo di Rosaria Capacchione si legge che il Molise “è il punto finale di smaltimento dei materiali pericolosi”. Ma perché proprio in Molise? Lo abbiamo chiesto alla giornalista de Il Mattino: “In Campania le discariche sono piene e sono state aperte molte indagini. Quindi si è creata una certa sensibilizzazione sull’argomento. Adesso il contadino che deve prendere la roba e la deve internare non lo fa più. E’meglio, per loro, andare altrove”. Ecco perché è stato scelto il Molise. “Perché magari – ci ha confermato la giornalista nel mirino dei clan - non se ne accorge nessuno. Ci vuole tempo prima che qualcuno prenda coscienza del fatto che quella è un’attività criminale o un’attività legale, ma fatta con i soldi della criminalità. Ci vuole molto tempo. Noi siamo più abituati a riconoscerle queste cose. In un territorio vergine è difficile”. Ma sono serviti i tanti allarmi di questi ultimi anni? “L’allarme è servito a far aprire gli occhi”. E qual è il compito dei cittadini? Per Rosaria Capacchione: “I cittadini quando vedono qualcosa di strano devono denunciarlo. Se vedono camion che arrivano di notte in aperta campagna devono chiamare i carabinieri. Stiamo parlando di attentati alla loro vita. Non ci vuole nulla per inquinare le falde”. E proprio sul via vai dei camion si deve registrare la continua presenza sulle strade molisane dei “camion gialli con la scritta in rosso Autotrasporti Caturano”. Ma chi sono questi Caturano? “I Caturano – ci spiega Rosaria Capacchione - sono una costante delle inchieste sulle ecomafie. Compaiono sempre come nome. E’ possibile che abbiano un ruolo ancora più centrale di quello che hanno finora evidenziato le indagini”. E li vediamo passare in Molise. Soprattutto di notte. Proprio uno dei Caturano, qualche tempo fa, venne arrestato nei pressi della Colacem di Venafro. Trasportava rifiuti tossici. “Con lo stesso sistema – si legge nell’articolo di Rosaria Capacchione – utilizzato in provincia di Caserta, dove sono state avvelenate decine di ettari di terreno e documentato dalle due inchieste “Madre Terra”. E proprio nell’articolo de Il Mattino viene ricordato l’intervento del 2008 della Dda di Campobasso, che già indicava la Regione come “il punto finale di arrivo per lo smaltimento dei rifiuti pericolosi, dove è facile occultare discariche abusive con la compiacenza di alcuni proprietari corrotti”. Oggi, per quanto riguarda la discarica di Montagano, dove dal 2008 la Giuliani Environment è autorizzata a costruire e gestire un impianto per lo stoccaggio di rifiuti pericolosi, si registrano le parole del primo cittadino. Alle quali ribatte con forza il consigliere regionale Michele Petraroia: “Il sindaco sbaglia, perché non si possono risolvere i problemi finanziari dando pareri positivi per tenere sul proprio territorio la più grande discarica del Molise. Si da l’autorizzazione per la realizzazione di un impianto di stoccaggio di rifiuti tossici e nocivi, quando la legge nazionale e il piano regionale dei rifiuti stabilisce che questi impianti, per i rifiuti speciali e tossici, vanno realizzati all’interno delle aree industriali. E’ una scelta sbagliata”. Per l’attuale componente della commissione Antimafia la questione della presenza delle mafie in Molise: “E’ un argomento con cui dovete fare i conti. Diffidate dalle classe dirigenti che difendono il buon nome della vostra Regione. Che si stracciano le vesti e gridano allo scandalo quando si affrontano tali temi. Le mafie vanno scoperte non quando ci sono gli omicidi. Le mafie vanno colpite quando riciclano. Quando costruiscono. Lì le classi dirigenti devono dimostrare la loro maturità, in quel momento devono dimostrare di voler realmente bene al proprio territorio. Di amarlo. Segnali in questi anni ce ne sono stati”. E continuano ad esserci. “Le infiltrazioni ci sono - ha dichiarato il procuratore antimafia di Campobasso Armando D’Alterio – e vanno combattute. Chiudere gli occhi non serve a nulla”.

da LA VOCE DEL MOLISE, 25 ottobre 2010


martedì 12 ottobre 2010

La campana centenaria

Ecco le foto e i particolari della campana della chiesa di S. Maria Assunta di Pietrabbondante. La campana, fusa nel 1911 dalla Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone, tra i vari fregi reca le figure del Crocefisso, di S. Michele Arcangelo e di altri santi, oltre la dedica della cittadinanza. Una vera e propria opera d'arte che da quasi un secolo porta il suo suono per tutto il paese.




E questo è il panorama dal campanile. 


lunedì 11 ottobre 2010

Pietrabbondante: Festa del Nonno in compagnia de “La sposa perplessa”

Domenica 10 ottobre 2010 Pietrabbondante ha festeggiato la categoria dei nonni con una giornata interamente dedicata a loro. La “Festa del Nonno” è stata un’iniziativa voluta fortemente per rendere omaggio ad una categoria ben radicata nelle famiglie molisane. Il programma, partito alle 13,30 si è svolto interamente presso il palazzetto dello sport con un pranzo. Dopodichè il discorso delle autorità, capeggiate dal sindaco Giovanni Tesone, ha introdotto il momento della premiazione dei nonni come il più longevo o il più giovane e così via. Alle 17,30 lo spettacolo di Palma Spina intitolato “La sposa perplessa”. Una sposa vive il giorno del proprio matrimonio come l’occasione per ripercorrere le tappe più significative della vita che l’hanno portata fino al sì definitivo, dimostrando perché ogni donna dovrebbe avere qualche dubbio sulla futura vita di coppia. Una carrellata di personaggi reali mescolati a situazioni di fantasia: c’è il mondo dei single messo a confronto con quello degli accoppiati; la psicologia femminile in contrasto con quella maschile; l’ossessione della nuora di piacere alla suocera; la preoccupazione dello sposo che moglie e madre vadano d’accordo. E poi l’amica Caterina, il fotografo convinto di essere Oliver Stone, la comare Teresa, zio Pasquale, patino Toro Seduto, patina Stella di Luce, John Wayne, Bette Davis, la poetessa di Campobasso, il Dalai lama di Isernia, e tanti altri personaggi che tengono incollato il pubblico per oltre un’ora a condividere le perplessità della sposa.

Palma Spina si forma artisticamente studiando storia del cinema all’università di Bologna e frequentando laboratori di regia, sceneggiatura e recitazione teatrale fra Roma, Firenze e Campobasso. Ha sceneggiato diversi cortometraggi fra cui il pluri-premiato Beloved Liza (2004), Miglior Corto al concorso IlCorto.it nel 2005 e trasmesso su La7. Per il teatro ha scritto, diretto e interpretato lo spettacolo “Donne in quota” (2009), Menzione Speciale Premio Massimo Troisi per Scrittura Comica, il monologo “La Sposa Perplessa” (2008) e"Tutta colpa del Purgatorio”, con cui riceve il Premio Migliore Attrice Protagonista nel 2007 da Valeria Valeri al Festival di Castrocaro Terme (FO). (fonte)

Eolico in Molise Meglio il paesaggio o la sostenibilità?

Un comunicato stampa di Italia Nostra è intitolato più o meno così: Molise a rischio in arrivo cinquemila pale eoliche. Oltre 5mila pale alte da 120 a 140 metri in appena 4.437 chilometri quadrati di territorio, in pratica 1 pala e mezza per ogni chilometro quadrato, dovrebbero essere installate in MOlise. La regione, la seconda più piccola d’Italia dopo la Valle d’Aosta, da domani dovrebbe diventare la regione a più alta densità di pale eoliche. E’ attesa infatti per venerdì 8 ottobre la sentenza del Consiglio di Stato, ad opera del consigliere Rosanna De Nictolis, chiamata a decidere sul ricorso



Ritorna la polemica che da anni mette uno contro l'altro due fazioni di ambientalisti: i "paesaggisti" - sostenitori del bello della natura - e coloro che invece sono votatati alla sostenibilità a tutti i costi, alle rinnovabili a tutti i costi.
Il problema adesso è mettersi d'accordo perché se da una parte le energie rinnovabili sono una necessità impellente, una foresta di pale eoliche, che siano sulle colline o in mezzo al mare male di conciliano con gli orizzonti naturalistici italiani.
La tecnologia anche in questo settore ha fatto passi avanti veramente importanti, molti ingegneri e aziende hanno inventato e in qualche caso installato le "mini-pale eoliche". Il mini-eolico per esempio potrebbe esser un modo per accontentare tutti.
C'è poi da considerare le "esigenze" di aziende e sviluppo economico del settore delle rinnoviabili, e le esigenze di risparmio energetico anche degli enti. "Questo territorio, in cui le testimonianze archeologiche ancora vivono in rapporto armonico con i campi che le circondano, rischia di scomparire sotto l’assalto dei signori del vento, i quali, per collocare i loro sedicenti ‘parchi eolici’ - si legge nel comunicato di Italia Nostra - , hanno preso di mira i crinali delle colline molisane, sui quali però sono presenti le testimonianze della civiltà sannita, pastorale e guerriera. Numerosi impianti sono infatti previsti anche davanti a siti archeologici, storici e paesaggistici, tra i quali si sottolinea anche Pietrabbondante".
Insomma la battaglia sembra aperta anche se ancora una volta un po' troppo in sordina, se ne parla poco e si rischia di restare "al palo" della tecnologia innovativa che permetta di salvare risorse sia naturalistiche che energetiche.
(fonte: LaStampa)
 

venerdì 1 ottobre 2010

Calendario calcio a 5 serie C1 Molise - campi e orari

Inseriamo il calendario definitivo per la serie C1, calcio a 5, Regione Molise; campionato al quale partecipa anche la squadra di Pietrabbondante, e anche le denominazioni dei campi, località e orari. Il calendario è visionabile e scaricabile. Inseriamo anche il link del sito della Lega Nazionale Dilettanti sezione Molise

Calendario calcio a 5 serie C1 Molise

Campi e orari -serie c1 calcio a 5 Molise

La Speranza N.6 - Giornalino Parrocchiale

Un nuovo numero del La Speranza, risalente al dicembre 1999. Buona lettura.

La Speranza N.6