lunedì 13 dicembre 2010

'Ndoccia di Pietrabbondante

Giovedì 24 Dicembre 2010 si svolge a Pietrabbondante la 'Ndoccia, tradizionale accensione di fuochi di legna e ginestre davanti ad ogni abitazione al calar della sera.


Isernia, Il fuoco dei dadofori agnonesi.

Se il Natale è un momento centrale del Cristianesimo e, nel Molise, esso è ancora oggi celebrato con spettacolari riti ignei, si può affermare che la nostra etnia è tra le più “pagane” d’Italia. I Molisani sono gli ultimi, autentici adoratori del Fuoco. Mithra, figlio del Sole e Sole egli stesso, stringeva sempre in mano una torcia. La sua torcia era luce, la sua torcia era calore. Solo la torcia di Mithra rendeva gli uomini li­beri e felici; illuminava le loro menti, scaldava i loro cuori, indicava loro la strada da percorrere. È questa la sintesi di un antichissimo racconto mitico legato al mitraismo. Mithra è stata la divinità protagonista di antiche feste solstiziali ed equinoziali; anche di quella che oggi chiamiamo Na­tale. Infatti, “la festa principale di questo Dio era quella della sua nascita, che cadeva otto giorni prima delle calende di gennaio”. Nel pantheon iraniano, era il Dio che controllava l’ordine cosmico, il cui culto andava considerato sempre in un contesto astrologico. Come detto, a Mithra si dedicavano importanti ricorrenze cicliche: tra cui quella del sol­stizio d’inverno (solis statio, la sosta del sole). A dicembre, dopo che il sole era giunto alla sua minima altezza nell’emisfero nord, si celebrava il Dies Natalis Solis Invicti (giorno della nascita del sole invitto) che coincideva con il momento in cui l’astro fulgente, dopo il massimo declino, aveva da poco ripreso la sua ascesa celeste. Tale momento “critico” è quello in cui si comincia a per­cepire concretamente l’eliorinascenza stagionale. Dalla Persia, dopo secoli, il mitraismo giunse nell’antica Roma, dove fu anche religio militis. In epoca imperiale, ebbe grande diffusione, poi cominciò a soffrire la concorrenza del Cristianesimo. Finché, col tempo, l’antico culto pagano fu del tutto soppiantato dalla nuova reli­gione. Il sacro giorno della rinascita del Dio Sole aveva valore magico e propiziato­rio, poiché la Stella Invitta rappresentava sia la luce da contrap­porre alle tenebre delle lunghe notti invernali sia il calore che doveva scal­dare le fredde giornate cheimerine. Il Cristianesimo riuscì a trasferire a sé tali pratiche religiose, modificando la “nascita del sole” con la “nascita di Cristo”, e la “luce solare” con la “luce divina del Figlio di Dio”. Il sincretismo si compì lentamente, finché la notte tra il 24 e il 25 dicembre, cioè la nox postsolstiziale che coinci­deva con l’occasione in cui ormai da secoli si festeggiava una lumi­nosa genesi astrale, divenne anche la notte della nascita del nostro Dio. Difatti, la data della (presunta) natività di Cristo è sconosciuta, soprattutto perché, in realtà, l’evento non si è mai verificato. Neppure i Vangeli la segnalano con precisione, anzi l’evangelista Luca allude a circostanze che fanno pensare ad un periodo diverso da quello invernale. Solo nel IV secolo si con­solida la tradizione di festeggiare il Natale di Gesù il 25 dicembre. Tale giorno è una data convenzionale, scelta, come detto, in ragione di passaggi ciclici stagionali e frutto d’un processo sincretico. Mithra era identificato con la vis solare, con la lux invincibile. L’elemento simbolico che fu scelto per identificare una tale divinità era l’unico che potesse raffigurare realisticamente il sole: il fuoco [6] quale elemento che possiede, insieme, le due qualità solari: luce e calore. Ecco, quindi, che uno degli attributi materiali di Mithra divenne – come narra il mito – la torcia; e sovente, una fiaccola era sufficiente da sola a rappresentare il Dio; benché lo si trovi quasi sempre raffigurato nell’atto di uccidere un toro (taurobolo). Egli “aveva sul capo il berretto frigio, stringeva in una mano il coltello sacrificale e nell’altra una torcia”. Il fuoco e le torce, dunque, erano l’essenza fondamentale delle celebrazioni della festa del Sol Invictus. Non a caso, la venuta di Mithra sulla terra, è stata anticamente simboleggiata con l’immagine di due fiaccole (scaturenti dalla Stella Invitta) rivolte verso il suolo. Secondo la mitologia classica, Mithra aveva due ‘scudieri’, due numi daidophori (portatori di fiaccole), di nome Cautes e Cautopates. Nelle cerimonie dedicate al Dio Sole immancabilmente venivano accese torce (monofiaccole e polifiaccole), condotte poi in processione da sacerdoti-dadofori. Non possono sfuggire le analogie tra i cortei processionali mitraici e la ’Ndocciata agnonese. In modo significante, le torce – che nel linguaggio lo­cale sono dette ’ndocce (da torcia, appunto, vocabolo corrotto in ’ntorcia, ’ndor­cia, e infine ’ndoccia) – sono l’elemento caratteristico dei culti natalizi molisani. Nella nostra regione sopravvive, in forma quasi pura e incontaminata, l’aspetto mitraico dei riti solstiziali. Nel Molise, tali feste conservano – con le opportune letture in chiave “contemporanea” – quanto di più arcaico e pri­mordiale ci sia nei cerimoniali ignei dell’odierno Natale. Ad Agnone, Oratino (qui il falò e denominato faglia, probabilmente dal latino facula = piccola fiac­cola, torcia) e negli altri centri che conservano rituali analoghi (Acquaviva Collecroce, Bagnoli del Trigno, Belmonte del Sannio, Castelverrino, Filignano, Montefalcone nel Sannio, Pescopennataro, Pietrabbondante, Roccavivara, Poggio Sannita, Pietracupa, Sant’Angelo del Pesco), ci si abbandona, ancora oggi dopo millenni, alla adorazione del fuoco. Gesù Bambino c’entra poco o nulla. È figura sovrapposta. Nello svolgimento dei riti popolari del Natale molisano non s’è mai concre­tizzato compiutamente il sincretismo che tende a cancellare il pagano Dio Sole surrogandolo col Nuovo Sole cristiano. (fonte)



1 commento:

  1. Una tradizione bellissima che dobbiamo mantenere viva...Quella che si vede all'inizio della pagina è la "doccia "che abbiamo fatto a Vigilia 2009,davanti la nostra casa...a Pietrab ...AUGURI di BUON NATALE A TUTTI...i Pietrabbondantesi...Vania Mancini

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