martedì 12 aprile 2011

Cheja Celen, “ragazze che ballano”.

Intervista a Vania Mancini, mediatrice culturale e promotrice del progetto di integrazione ed educazione delle ragazze Rom.
PIETRABBONDANTE. Un gruppo di ballo, come affermazione di identità e diritti da proteggere. Un progetto di integrazione tra popoli vicini e ancora troppo lontani. Un libro, o meglio due libri, che raccontano il mondo Rom, visto attraverso lo sguardo di Vania Mancini, coordinatrice nella zona di Roma Nord del progetto di scolarizzazione dei minori Rom, mediatrice culturale e dirigente di comunità. Vania è originaria di Pietrabbondante e fa tesoro delle origini alto molisane, per trasformare le sue “Cenerentole del 2000”, le bambine Rom che vivono di stenti confinate nei campi di periferia, lottando per sentirsi parte integrante di una terra che più volte sfugge al loro senso di appartenenza, in “Chejà Celen” (letteralmente “ragazze che ballano”). Storie e testimonianze che sembrano venir fuori da una realtà parallela, ma che rivelano un universo sconosciuto pieno di fascino, di vitalità, di cultura e di sogni. Come quello di avere un documento, un lavoro, diritti. Sono queste le “Zingare Spericolate”, che la Mancini ci fa conoscere nel profondo, anche con l’ausilio delle canzoni di Vasco Rossi e delle fotografie di Tano D’Amico. Le “Chejà Celen” sono ormai un gruppo consolidato, che si esprime in tutta Italia con spettacoli di danza che partono dalla tradizione Rom fino ad accogliere i ritmi più moderni. Ritmi e voci di un popolo alla ricerca di libertà.
Cosa ti ha spinto ad intraprendere questo progetto?
«Il diritto all’espressione delle minori Rom. La possibilità di esprimere se stesse attraverso la danza e la musica tradizionale in laboratori, teatri ecc..É un progetto per chi diritti di esistere proprio non ne ha, per chi anche se italiano da varie generazioni è obbligato a vivere senza documenti. Da questi laboratori sul diritto all’espressioni è nato il corpo di danza Cheja Celen . All’inizio, per creare le condizioni all’interno delle scuole, di accogliere le Rom per una vera integrazione e contaminazione culturale, aiutandole ad essere protagoniste, ad arrivare alle scuole superiori. Ciò fino a poco tempo fa era impensabile. Mi sono districata contemporaneamente in due ambiti. La mediazione all’interno del campo Rom, coinvolgendo anche gli adulti e le istituzioni. Spingendo quest’ultime ad assegnare le casette alle donne Rom, creando le condizioni per l’emancipazione e facendole divenire responsabili e portavoce del campo. E poi all’interno delle scuole, tessendo una ragnatela che mirava a trasformare le diversità e le paure per il diverso in un vero e proprio arricchimento culturale..."è stato proprio durante un matrimonio Rom, che vedendo ballare tutti con tanta passione, mi è venuta l'idea di far partecipi noi -gagè-non rom- di questo splendido spettacolo, e quindi organizzare il gruppo di danza cheja celen con le -Zingare Spericolate- per dare agli altri la possibilità di vedere e conoscere i movimenti, i colori  ed i suoni che sono il cuore pulsante di questo popolo, per riportare la propria arte all'interno del contesto scolastico..."
I tuoi libri “Cheja Celen” e “Zingare Spericolate” nascono da esperienze personali. Da quando è nato questo progetto cosa è cambiato? Cosa ti ha colpito di più nel periodo in cui li hai scritti e quale il messaggio?
«I libri sono stati di fatto un successo nel momento in cui hanno permesso alle ragazze Rom di sentirsi orgogliose di rappresentare, in un certo senso, il mondo da cui provengono. Grazie alla diffusione dei libri, abbiamo portato gli spettacoli nei teatri, nelle piazze, nelle manifestazione. E così le ragazze sono uscite dalla ghettizzazione dei campi rom. I libri ci hanno permesso di veicolare il progetto e l’esperienza a livello nazionale, attirando l’attenzione della Comunità Europea. Che ha scelto la nostra idea come una delle migliori tra i progetti di inclusione sociale dei rom. Portandoci a realizzare un discorso più ampio sul diritto alla legalità. Trasformando “la danza in una lotta” per difendere i propri diritti”. Creando un vero movimento culturale di associazioni e scuole e combattere l’emarginazione. Perché è “meglio lottare danzando che vivere in ginocchio”.»
“Zingare Spericolate” viene fuori anche dall’amicizia con Vasco Rossi e dalla partecipazione di Tano D’Amico..come è nata questa collaborazione?
«Molti sono i professionisti che in questi anni mi han seguito e sostenuto, come Tano D'amico che sbucava in tutte le manifestazioni e fotografava testimoniando ciò che accadeva. Dalle sue foto che ritraggono i volti delle ragazze Rom nelle scuole, nei campi, durante manifestazioni e spettacoli, è nata la collaborazione. Il mio secondo libro si ispira alla canzone di Vasco Rossi "Vita Spericolata". Lui è un "Gitano del Rock" e riesce quindi ad interpretare la vita attraverso la musica descrivendo in modo incisivo sentimenti e stati d animo. Le storie delle Rom sono intervallate dalle parole delle canzoni di Vasco.»
Cosa significa “Spericolate”?
« Libere dentro, spregiudicate. Libere di rompere con antiche tradizioni, ma senza rinnegare la propria cultura, anzi portandola con se in ogni spettacolo, viaggio, movimento , gesto, danza, nota, canzone.. Senza regole. In modo spontaneo ed improvvisato, in un ballo "primordialmente anarchico”.»
Hai definito le Cheja Celen, “le Cenerentole del 2000”. Perché?
«Accudiscono le baracche ed i fratellini, chiedono l'elemosina, girano per i "cassonetti". Poi si trasformano in Principesse di un popolo senza terra. Splendide ballerine acclamate dal pubblico, come Cenerentola perdono le scarpe durante le loro danze, perché a loro piace ballare a piedi nudi. Alla fine dello spettacolo tornano nel loro campo rom. E i taxi, "carrozze senza cavalli" che le hanno accompagnate, svaniscono e si trasformano in zucca. Ma il successo del progetto ha portato alla formazione di un’associazione di volontariato, che si chiama "Zingare Spericolate- Cheja celen ". Ne fanno parte anche le prime due ragazze rom che grazie alle nostre battaglie hanno ottenuto i primi permessi di soggiorno.»
Nei tuoi libri si parla anche di Pietrabbondante, raccontato da una ragazza Rom sfuggita dal campo di Roma, che hai ospitato nella tua terra d’origine.. Cosa significa per te?
«Queste radici mi hanno dato la forza di partire dal locale per arrivare al globale, utilizzando come strumento la contaminazione culturale. Partendo proprio dall’ antico  teatro sannita riscoperto durante gli scavi archeologici nelle terre di Pietrabbondante."La notte andavamo li per meditare sulle nostre vite, le nostre paure, i nostri sogni....pensavamo ci fosse un energia particolare, che ci dava la forza di guardarci dentro. Nelle notti di luna piena, quei sedili del teatro ci facevano sentire dei parlamentari dell'universo".» [...]
La prossima iniziativa quando?
«Grazie ai nuovi contatti raggiunti con il libro, abbiamo realizzato uno spettacolo-convegno su W.Schakespeare. C’è un dibattito finale sul disagio giovanile e si integrano le danze rom con attori e giovani coinvolti in vari disagi. L’incontro è stato organizzato collaborando con il carcere minorile di Casal del marmo, con la casa famiglia “Il fiore del deserto” e con l’associazione "Adynaton". Sono tantissimi i documentari, i giornalisti, le associazioni e le proposte che continuano ad arrivare a sostegno delle Cheja Celen. Una delle ultime iniziative riguarda il veicolare il libro “Zingare Spericolate” all’interno di 100 taxi di Roma. Il progetto si chiama “Un libro a bordo” e permette al cliente di visionare durante il viaggio il testo e conoscere come poter seguire le Cheja Celen.»
Adelina Zarlenga
Articolo pubblicato su La Voce del Molise settimanale

1 commento:

  1. Prossima iniziativa delle "Zingare Spericolate"
    alla FESTA DEI POPOLI...L'8 MAGGIO A PIAZZA SAN GIOVANNI...dalle ore 15,3O....

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