Comunicato stampa INASA, per la protezione dei complessi monumentali del Molise,
a firma di Adriano La Regina.
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venerdì 27 gennaio 2012
Il campo di concentramento di San Bernardino e la storia di Milka Goman
I ricordi lasciano tracce indelebili. E se si scava anche nelle piccole realtà alto molisane, si trovano ancora nei racconti degli anziani, nelle testimonianze di chi c’era, gli stralci dell’olocausto. Le storie da non dimenticare.
E ad Agnone esiste uno degli emblemi del dramma vissuto durante la Seconda Guerra Mondiale, un luogo che oggi è un centro di ricovero per i più attempati, ma che un tempo era un campo di concentramento per i Rom.
Le vicende di San Bernardino e di Milka Goman saranno ripercorse domani pomeriggio ad Isernia dal professore Francesco Paolo Tanzj, durante l’iniziativa organizzata dall’associazione “Tikanè Assiem” per la “Giornata della Memoria”. Milka è stata detenuta nel campo di San Bernardino, chiuso nel 1943. Qualche anno fa, grazie a Tanzj e ad i suoi studi sull’argomento, è stata rintracciata in un campo Rom di Roma e accompagnata ad Agnone, dove ha rivisto i luoghi della discriminazione. La sua testimonianza, preziosissima, fa ormai parte del bagaglio storico-culturale del centro alto molisano.
È esempio di quell’errore umano ed indescrivibile, che oggi, ventisette gennaio (la data che segnò la chiusura del campo di concentramento di Auschwitz) tutti vogliono ricordare.
“Ci raccontò di quando vennero presi in un campo vicino Modena – scrive Tanzj nel ripercorrere le vicende che l’hanno portato a Milka Goman e a Tomo Bogdan che ha incontrato a Roma- appena arrivati in Italia dalla Croazia, e portati con la forza in quel paese sconosciuto. Del viaggio in treno prima in un campo lì vicino, poi, qualche mese dopo, trasferiti in massa con altre famiglie - eravamo un sessantina, poi fino a centocinquanta - su un altro trenino con i sedili rossi che si arrampicava sulle montagne e quindi condotti incatenati per quattro fino a quel vecchio convento a picco sulla valle. E che lì erano rimasti per tre anni, e che molti bambini erano morti per i pidocchi e per la fame. Anche se non venivano trattati troppo male, ma comunque prigionieri, loro abituati a vivere liberi, e questo gli faceva male e li portava pian piano alla morte…”
Milka fu accolta ad Agnone in pompa magna. Raccontò quello che aveva vissuto a San Bernardino e ricevette un attestato ufficiale: “…con onore Tomo Bogdan e Milka Goman che dal 1941 al 1943 furono deportati e detenuti nel campo di concentramento di San Bernardino”. “La cittadinanza tutta – proseguiva il documento – esprime la propria solidarietà a Tomo Bogdan e Milka Goman, ai loro familiari e al Popolo Rom per le sofferenze subite in conseguenza delle leggi razziali del 1938, che portarono a tanti luttuosi e tragici eventi. La rinnovata memoria di quanto accaduto sia di monito a noi tutti e soprattutto ai giovani, affinchè non si commettano più gli errori del passato, in nome di una nuova umanità libera, tollerante e rispettosa dell’identità culturale, religiosa, sociale e politica di ogni individuo”.
Oggi la sua testimonianza si intreccia con le realtà emerse e in quelle nascoste nei ricordi di chi ha vissuto l’olocausto. Le tragiche esperienze di una guerra spietata. Domani, alle 17.30 il professore Tanzj spiegherà nei dettagli al pubblico dell’ex lavatoio comunale di Isernia, cosa significa essere rom in un campo di concentramento. E parlerà della sua amica Milka, che guardando Agnone dalla finestra di San Bernardino, attendeva la libertà.
A.Z.
Primo Piano Molise
giovedì 26 gennaio 2012
Giornata della memoria, intervista ad Orlandino Di Iorio
27 GENNAIO, GIORNATA DELLA MEMORIA.
Ricordo ancora, quando ci hanno liberato, quella canzone che faceva..”mamma son tanto felice, perché ritorno da te..”»
In questa data nel 1945, le Forze Alleate aprirono i cancelli di Auschwitz. Per non dimenticare e per addentrarci nelle storie nascoste nel nostro paese, vi proponiamo l'intervista ad Orlandino Di Iorio, cittadino di Pietrabbondante che lo scorso anno ha ricevuto la medaglia ad honorem dalla Prefettura di Isernia, unico vivo dei sette molisani insigniti del riconoscimento.
Sorride con emozione Orlandino Di Iorio. Ma negli occhi si leggono le ferite del passato. Lo strazio di una guerra, che dice di non ricordare abbastanza, e di cui invece conosce date ed episodi. L’ha vissuta sulla sua pelle, così come ha vissuto la tragica esperienza del campo di concentramento.
Il 27 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria, Orlandino ha ricevuto una medaglia ad onore, dedicata “ai cittadini italiani deportati ed internati nei lager nazisti dal 1943 al 1945”. Unico vivo dei 7 molisani che hanno ottenuto il prestigioso riconoscimento presso la sala della Prefettura di Isernia.
La sua storia è crudele, ma è un’importante testimonianza di ciò che non deve accadere. Di ciò che bisogna ricordare e tramandare. «A 21 anni fui chiamato alle armi» – racconta Orlandino, originario di Pietrabbondante, dove vive con la sua famiglia - «dopo 3 mesi di preparazione militare a Rimini, mi mandarono in guerra. Era il 1941. Ho dovuto combattere nella ex-Jugoslavia, contro i partigiani di Tito. Eravamo costretti. Poi ci fu un rastrellamento degli “ustici” da parte delle truppe di Tito. E ci hanno disarmato. C’era una delegazione militare siciliana, e un maggiore ci disse di andare tutti a Fiume. Di qui, dovevamo tornare in Italia.» Fiume era lontano, ben 4 giorni di viaggio. Ma Orlandino e gli altri soldati la raggiunsero, con la speranza di tornare a casa. «A Fiume c’erano almeno 20.000 persone» – continua Orlandino - «che aspettavano, come me, la nave per l’Italia. Ma arrivò una nave tedesca, con le bandiere italiane. Ci hanno imbrogliato. All’inizio non capivamo che ci avrebbero portato in Germania. Poi, arrivati a Venezia, i veneziani ci dicevano: “scappate, venite con noi”.
Ma non sapevamo, volevamo solo tornare a casa. Ci hanno maltrattato sulla nave, con i moschetti ci spingevano giù. Eravamo circa 28.000 persone di tutte le razze. Da Venezia ci hanno incatenato sulle “tradotte”, quei mezzi che trasportano gli animali. Uno sull’altro, senza mangiare per 15 giorni. E ci hanno portato in Germania, nei campi di concentramento.» Orlandino è stato internato nel campo di Essen (una succursale di Buchenwald), nella parte Ovest della Germania, e costretto a lavorare in una miniera di carbone profonda 2.200 metri. Essen era ed è un importante centro industriale. Legato all’industria siderurgica della famiglia Krupp e alla costruzione delle armi. In una località di confine, Bottrop, i tedeschi smistarono le truppe. Tra i prigionieri, alcuni scelsero di andare a combattere con loro a Cassino. Altri, come Orlandino, decisero di restare nelle baracche minate in cui erano stati imprigionati e continuare i lavori forzati. «A Cassino c’erano i nostri» – spiega con un briciolo di concitazione l’ex militare – «Come potevamo combattere contro noi stessi? E così siamo rimasti lì. Ci hanno torturato con i manganelli e a colpi di fucile dietro le spalle. Dopo 2 anni, la grande industria tedesca (una fabbrica che produceva carburante diesel per uso militare) fu bombardata. Per questo, ci portarono in campagna, a lavorare la terra, a raccogliere le barbabietole.
Poi arrivò l’8 settembre del 1943. L’armistizio. Nello stesso anno ci fu lo sbarco degli Americani in Sicilia. Ci raggiunsero e bombardarono la miniera, ma a noi non ci toccarono. Gli ufficiali italiani ci liberarono. Furono 5 giorni di caos assoluto. Mi ricordo ancora quella canzone che faceva..”mamma son tanto felice, perché ritorno da te..”»
Nello sguardo di Orlandino scorrono le immagini e le sensazioni della libertà. Ha gli occhi lucidi, sembra rivivere quei momenti in cui si è sentito vivo, senza costrizioni. Ma poi ricomincia a raccontare: «Dopo quei giorni di follia, ci hanno trattenuto ancora lì. Non ci hanno lasciato andare subito. Abbiamo lavorato per almeno altri 2 mesi come contadini. Infine, ci hanno permesso di prendere il treno per tornare in Italia. Ho raggiunto Pietrabbondante, la mia casa, a novembre del 1947. Dopo 6 anni di guerra e di prigionia.» Adesso Orlandino sorride, posa per una foto con la sua medaglia ad onore. Poi conclude, con un pizzico di amarezza: «Adesso si ricordano di noi. Ma qualcuno avrebbe potuto aiutarci prima.»
A.Z.
Cento candeline per Antonino Santoro
Ed ha festeggiato in ottima salute a Colonna (provincia di Roma) con parenti e amici il suo speciale centenario. Dopo una vita dedicata al lavoro, lo si incontra talvolta nel bosco vicino contrada Sant’Andrea (nei pressi di Pietrabbondante) a passeggiare tra la natura. E lo si nota, quando piove, dal suo grande ombrello color arcobaleno.
Ma Antonino Santoro ne ha viste tante durante i suoi cento anni. Originario del paesino sannita, da giovane ha combattuto come soldato durante la Seconda Guerra Mondiale, viaggiando sui fronti della ex Iugoslavia e della Grecia. Finito il conflitto, è poi tornato in Italia, per ripartire in cerca di fortuna per la Francia, dove ha lavorato come boscaiolo ed in seguito in Svizzera, dove si è dedicato all’attività contadina. Dopo l’esperienza in un’impresa edile, con il passare degli anni ha trovato nell’artigianato la sua passione. Ha infatti realizzato delle bellissime sculture e costruzioni in legno. Padre di quattro figli e con famiglia numerosa, ora vive con una figlia vicino Roma, ma durante la stagione estiva torna volentieri nel paese natio, dove ama lavorare la terra e passeggiare. I festeggiamenti del centenario sono stati organizzati con il contribuito del Comune e del sindaco di Colonna, Augusto Cappellini, che ha progettato una serata con tutti i cittadini.
A.Z.
Primo Piano Molise
venerdì 20 gennaio 2012
L'amico Gino Di Salvo, vincitore della "Lotteria del fuoco" tenutasi durante i festeggiamenti in onore di Sant'Antonio Abate, unitamente all'Amministrazione Comunale di Pietrabbondante, invita tutti i cittadini a partecipare alla grande salsicciata, che si terrà in piazza Vittorio Veneto sabato 21 Gennaio 2012 alle ore 19:00.
Ancora una buona occasione per trascorrere una serata all'insegna dell'amicizia e dell'allegria!
L'invito è esteso agli amici chiaucesi che hanno rallegrato la serata.
INTERVENITE TUTTI
mercoledì 18 gennaio 2012
Festa di S. Antonio 2012_ Le IMMAGINI
Ecco qualche scatto sulla festa dedicata a Sant'Antonio Abate di ieri sera a Pietrabbondante.
Falò, musica folk, piatti tipici della tradizione locale e per finire..un vero maialino!!
Il falò |
PER VEDERE TUTTE LE IMMAGINI CLICCA QUI
Gruppo folk chiaucese |
martedì 17 gennaio 2012
Falò, musica e delizie per festeggiare S. Antonio Abate
Ricco di iniziative il programma stilato dall’amministrazione comunale del paesino a mille metri per festeggiare Sant’Antonio Abate. Il tradizionale falò è già pronto in Piazza Vittorio Veneto, costruito con maestria dagli operai del Comune di Pietrabbondante. Ma la giornata di festa comincia alle undici del mattino, con la Messa nella cappella dell’asilo parrocchiale, celebrata dal parroco Don Leonardo Sacco.
Dopo pranzo, ci si sposta negli spazi del Palazzetto dello Sport “Toronto” dove alle 15.30 va in scena lo spettacolo teatrale in tre atti,“Natale Puverielle” a cura della compagnia “I Giocondieri” di Agnone, con Antonio Patriarca. Tra gli intermezzi musicali del “Gruppo folk chiaucese”, al calar del sole il pubblico si sposta nella piazza principale del paesino, dove davanti all’insigne monumento che rappresenta il guerriero sannita, è stato costruito il falò.
Prima di accenderlo, intorno alle 18.30, si procede, come di consueto, con la benedizione degli animali, secondo le antiche usanze dei nonni. E mentre le fiamme ardono circondate da cittadini e visitatori, non possono mancare le gustose pietanze tipiche tramandate dagli avi, offerte a tutti i partecipanti: “r’ scuattone”, pasta, broda, vino e pepe, “r’graniet”, zuppa di legumi misti a cereali, “r’ abbllit”, stinco, orecchie e muso di maiale, accompagnati da dolciumi e da un buon bicchiere di vino.
Per l’intrattenimento musicale, ad allietare la serata, sarà il “Gruppo Folk Chiaucese” e i giovani di Pietrabbondante, che interpreteranno una serie di canti e armonie della tradizione locale.
Il rituale dedicato a Sant’Antonio Abate non è di certo prerogativa di Pietrabbondante, infatti anche in altri paesini del Molise, la festa leggendaria si ripete nelle forme e nei modi legati alle consuetudini dei luoghi più disparati. In Alto Molise, la Pro Loco di Vastogirardi ha messo a punto per stasera un’organizzazione con i fiocchi. Tre grandi fuochi arderanno nelle tre piazze principali, ma la festa sarà per lo più concentrata nel Borgo antico dove saranno allestiti vari stands gastronomici e si darà spazio a momenti musicali. La Pro Loco del paesino ha costruito una mappa da regalare ai visitatori, nella quale sono indicati tutti i punti del centro urbano dove saranno dislocati i vari falò. Infatti, ogni quartiere partecipa ai festeggiamenti, costruendo un proprio fuoco. E i vastesi vagano da una zona all’altra, accolti con musica, cibo e vino.
Qualche rudimento di storia? “La tradizione di accendere fuochi propiziatori per i raccolti della nuova stagione – si legge nella brochure realizzata dalla Pro Loco - proprio nel periodo più freddo dell’anno, ha origini pagane ed è legata all’apertura del Carnevale da tempo immemorabile. L’associazione di questi fuochi a Sant’Antonio Abate nasce dal fatto che nella mitologia cristiana S.Antonio è il guardiano dell’inferno, protettore degli animali e dei fabbricanti di spazzole di setola (fatte con le setole di maiale). A seguito della peste del 1656, nella quale perirono due terzi della popolazione del Regno di Napoli (a Vastogirardi il numero delle famiglie da 258 si ridusse a 88 nel giro di pochi mesi), la tradizione dei fuochi si propagò in tutti i paesi, assumendo anche una valenza purificatoria.[…] La Chiesa matrice di S. Nicola, un tempo completamente affrescata, conserva alcune parti di affreschi strappate ai muschi e all’umidità di anni di incuria, e in una di queste è ben riconoscibile S. Antonio Abate”.
A.Z.
Primo Piano Molise
lunedì 16 gennaio 2012
Il 17 GENNAIO Pietrabbondante festeggia S. Antonio Abate
Il grande falò in Piazza Vittorio Veneto |
PROGRAMMA:
ore 11:00 CAPPELLA ASILO PARROCCHIALE
Celebrazione della Messa in onore del Santo officiata dal Parroco Don Leonardo Sacco
ore 15:30 PALAZZETTO DELLO SPORT “TORONTO”
“NATALE PUVERIELLE” - Spettacolo teatrale della Compagnia “I GIOCONDIERI” di Agnone
(Durante l’intervallo saranno proposte alcune musiche e canzoni tipiche degli amici del “GRUPPO FOLK CHIAUCESE”)
ore 18:30 PIAZZA VITTORIO VENETO
Benedizione degli ANIMALI e ACCENSIONE DEL FUOCO DI SANT’ANTUONO (secondo le antiche tradizioni dei nostri nonni)
ore 19:30 PIAZZA VITTORIO VENETO
Degustazione piatti tradizionali tramandati dai nostri progenitori:
R’ SCUATTONE (pasta, broda, vino e pepe)
R’ GRANIET (zuppa di legumi misti a cereali)
R’ ABBLLIT (stinco, orecchie e muso di maiale)
DOLCI TIPICI vari
e un buon bicchiere di VINO PAESANO !!!
LA SERATA SARÀ ALLIETATA DA MUSICHE E CANTI TRADIZIONALI, INTERPRETATE DAGLI AMICI DEL “GRUPPO FOLK CHIAUCESE” E DAI GIOVANI PIETRABBONDANTESI !!!
UNA FESTA DA TRASCORRERE ALL’INSEGNA
DELL’AMICIZIA E DELL’ALLEGRIA!
I N T E R V E N I T E T U T T I
giovedì 12 gennaio 2012
UN LOGO E UN MOTTO PER LA MIA SCUOLA
Sabato prossimo, la popolazione di Pietrabbondante raddoppia!
Tutti i piccoli studenti dell'Istituto Comprensivo "Molise Altissimo" saranno accompagnati da genitori ed insegnanti negli spazi del Centro Polifunzionale "Toronto" del nostro paesino, per festeggiare il primo concorso "Un logo e un motto per la mia scuola". Si tratta della realizzazione di trentadue progetti ideati dai bambini delle scuole dell'infanzia, elementari e medie di tutti i paesi che fanno parte dell'Istituto Comprensivo che ha sede a Carovilli.
Sabato 14 gennaio siete tutti invitati a partecipare alla manifestazione!!
martedì 10 gennaio 2012
Pino Morra vincitore del concorso "Cattura il presepe più bello"
Il nostro concorso sui presepi è giunto al termine. Tra i venticinque concorrenti, che dal mese scorso hanno inviato all'indirizzo del nostro blog, le immagini dei propri presepi, è stata stilata una classifica, che premia come vincitore PINO MORRA.
Pino Morra_vincitore |
I criteri sono stati quelli della "capacità artistica", "legame con la tradizione", "originalità". Per ogni partecipante, dunque, sono stati assegnati tre voti - su una scala da 1 a 10 - uno per ogni categoria. Ogni componente della giuria ha espresso quindi tre preferenze per ogni concorrente. Infine, è stata calcolata la media tra i vari punteggi conseguiti.
Pino Morra_vincitore |
Pino Morra ha vinto la statuetta del Guerriero Sannita di cioccolato, messa in palio dal Comune di Pietrabbondante, con il suo articolato presepe di sughero, costruito su più livelli. Originale e tradizionale allo stesso tempo.
Guido Lastoria |
Scuola di Duronia |
Guido Lastoria invece si è distinto per la capacità artistica, la rievocazione delle 'ndocce, lo scenario underground e allo stesso tempo vicino alla tradizione del nostro territorio.
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mercoledì 4 gennaio 2012
Concerto di Epifania
L'amministrazione comunale di Pietrabbondante
presenta il Concerto di Epifania e d'inaugurazione del Nuovo Anno
DOMANI 5 GENNAIO 2012
ore 17.30
Chiesa Santa Maria Assunta
Pietrabbondante
In programma arie e canti sacri,
tradizionali e avvolgenti melodie natalizie
Protagonisti:
Ensemble corale femminile e piccolo coro di bambini "Bovianum Vetus"
Direttore:
Maurizio Esposito
Solisti:
soprano: Antonella Inno
baritono:Maurizio Esposito
martedì 3 gennaio 2012
Morello Jones a Pietrabbondante
Sei milioni di telespettatori hanno visto il 29 dicembre il servizio di “Striscia la Notizia” dedicato al santuario sannita di Pietrabbondante.
Moreno Morello, inviato del noto programma televisivo ha visitato in questi giorni l’antica area archeologica del paesino a mille metri, calandosi nella parte di un Indiana Jones moderno alla ricerca del “tempio abbandonato”. Introdotto dal professore Max David si è addentrato in un viaggio nel mondo sannita, mostrando al grande pubblico anche i luoghi più inesplorati, come le fondazioni del grande tempio che troneggia dietro il teatro, grazie alle quali è stato possibile ricostruire il podio e dare forma al restauro. “Morello Jones” ha girovagato tra gli antichi tesori del Sannio ricoperti di neve, esaltandone tutti i particolari: dai sedili anatomici del teatro in pietra, all’effetto scenografico dell’intero complesso, alle mura poligonali, grossi blocchi incastonati tra loro come un puzzle gigante, fino ad esplorare la “domus pubblica” (villa sannitica di tipo romano che serviva per ospitare sacerdoti e personaggi istituzionali che si riunivano nel santuario), scoperta qualche anno fa. Dopo che il servizio è stato mandato in onda, la notizia ha fatto immediatamente il giro di Facebook e dei social network, raggiungendo i pochissimo tempo numerosi contatti. Un bel regalo di fine anno, per un territorio che cerca di recuperare i suoi antichi splendori.
A.Z.
Primo Piano Molise
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