martedì 23 marzo 2010

Le mura poligonali

Per gli studiosi e appassionati di mura megalitiche consiglio questo sito http://www.murapoligonali.it/ con l'interessante Galleria.
Le mura in opera poligonale sono tra le architetture forse più sorprendenti dell’antichità. Realizzate senza l’aiuto di leganti con massi di dimensioni non di rado enormi – per cui nel passato si meritarono l’appellativo di ciclopee o ciclopiche, cambiato poi inmegalitiche – ancora oggi ci lasciano interdetti, chiedendoci chi fossero i costruttori, quali fossero le tecniche di montaggio adottate, quali sono i secoli in cui furono costruite.Nell’Ottocento si narrava di mitici artefici: il dio Saturno esule dall’Olimpo; i Ciclopi; i Pelasgi – da cui anche mura pelasgiche – che esuli dalla arcaica Grecia divennero “popoli del mare”.
Di certo in Grecia troviamo mura poligonali che risalgono anche alla metà del secondo millennio a.C. Ne ammiriamo splendide testimonianze a Micene, Tirinto, Argo, Delfi… Ma il fenomeno delle mura megalitiche, manifestatosi nell’arco di millenni, riguarda in senso ampio tutto il bacino del Mediterraneo: pensiamo ad Hattusas in Turchia, ai Templi dei Giganti nell’arcipelago di Malta, ai nuraghi della Sardegna, alle architetture di Minorca… Senza poi dimenticare il Perù di Cuzco.
Nell' Italia centro-meridionale si ha comunque un’alta concentrazione di luoghi con architetture e manufatti (acropoli, cinte urbane, fortificazioni, terrazzamenti, basis villae) in opera poligonale. Questo specialmente nel Lazio (Alatri, Anagni, Arpino, Atina,Boville Ernica, Cassino, Castro dei Volsci, Collepardo, Cori, Ferentino, Norba, San Donato Val di Comino, San Felice Circeo,Sezze, Sora, Veroli, Vicalvi...), ma pure in Toscana (Cosa, Orbetello, Roselle, Saturnia, Vetulonia…), in Umbria (Amelia, Cesi, Spoleto…), in Abruzzo (Alba Fucens, Civita di Antino, Valle del Sangro…), in Molise (Campochiaro, Colli a Volturno, Ferrazzano, Pietrabbondante, Venafro…), in Campania (Caiazzo…), fino a trovare isolati esempi nelle regioni più meridionali.

Tornando alla nostra area della cinta in muro poligonale che fortificava la sommità del monte Caraceno sui tre lati (SO, NO, NE) è oggi visibile un lungo tratto sul lato esposto a SO, mentre il resto è parzialmente nascosto dalla vegetazione e dal fitto rimboschimento. La tecnica costruttiva è piuttosto rozza, a grossi blocchi calcarei di dimensioni diverse sovrapposti a piombo, con pietre più dure negli interstizi. Essa appare non diversa dalle altre cinte murarie di cui abbiamo frequentissime testimonianze in territorio sannitico a partire dal IV sec. a.C., e alle quale si attribuisce una funzione prevalentemente strategica, anche se non sono perfettamente chiare le relazioni con l'abitato.


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