Quando c’era la piena al fiume i viandanti di ( Pietrabbondante, Castelverrino e Caccavone ) passavano sulla scala posta sopra le acque. Chi aveva paura, passava “mani e piedi tra i pioli sconnessi” (passava alla ‘Ngacciun).
La nevicata del 56
I nonni raccontano che, nel lontano inverno del 1956, una nevicata eccezionale coprì ogni cosa e costrinse gli abitanti del paese a rimanere tanti giorni in casa. Si usciva dalle finestre e si scavarono delle vere e proprie gallerie nella neve per muoversi tra le abitazioni. Dentro casa le donne, siccome non potevano andare a prendere l’acqua nei pozzi scioglievano la neve per lavare e cucinare.
Di solito nel mese di marzo si tagliavano i capelli dei bambini a zero per farli ricrescere sani,belli e forti .era molto usato il taglio “ ch la spasetta” ; questa veniva capovolta in testa al bambino e si tagliavano tutti i capelli che ne uscivano fuori.
Il bucato era un’operazione lunga e complessa: prima di tutto si preparava la “l’iscia” ( si faceva bollire acqua e cenere nel caldaio sul focolare) , poi si versava sulla biancheria che era ricoperta da un telone a trama fitta chiamato “r c’nron”. Dopo un lungo ammollo, che durava anche due o tre giorni, la biancheria si portava al fiume con i cesti di vimini; qui si insaponava sulle pietre e poi si sciacquava nell’acqua corrente.
A Pasqua si usava regalare dei dolcetti ai più piccini: alle bambine la “p’potta”, una bambola dolce con un uovo incastrato nella pasta; ai bambini si donava “r caccialebbre” o un cestino di pasta “n’ cisc d’ pascta dolg”.
Il lunedi in Albis davanti alla cappella di San Vincenzo c’era la benedizione degli animali. Seguiva la scampagnata, le donne nei grossi canestri portavano “sprssat, salgiccia, ova sod, frttieta e cacaruozz”.
La domenica delle palme gli innamorati portavano “la palma” alla propria fidanzata. Il ramoscello d’ulivo adorno con fiori, nastrini e fiocchetti era accompagnata da un anello d’oro benedetto in chiesa.
Il giovedì santo, dopo una messa solenne. Alla quale partecipa tutto il popolo, si “legano le campane” in segno di lutto per la morte di Gesù; non si possono più suonare fino a sabato santo a mezzogiorno…
Durante il mese di maggio “z’ accucchieaven l crap e z’ faceva la mandra” si riunivano le capre di diverse famiglie e, in seguito alla misurazione del latte, che avveniva con estrema precisione, i proprietari andavano a rotazione a pascolare e potevano usare tutto il latte ricavato.
LA GIORNATA DEL MIETITORE “La j’ernata d r ‘ m’t’tor
Questa giornata era lunga e pesante per cui spesso il ritmo veniva interrotto…. Erano previsti: la “v’vtella” zuppa con pane e vino; la “qulazione”. Le donne portavano nei canestri di vimini, una grossa pagnotta di pane scavata e imbottita con salsiccia, frittata, peperoni e pancetta fritta; “r’ r’nfresch” , verso le 3 o le 4 del pomeriggio, con vino, taralli e paste fatte con l'amoniaca.
Si segnala anche l'interessante gruppo su facebook COME ERAVAMO UNA VOLTA, dedicato al Molise e ricco di foto storiche. In basso qualche immagine di repertorio.
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