Giovanni Maria d’Alessandro, XIII Bar. e VIII Duca di Pescolanciano, Balì Cav. Gr. Cr. S.M.O. Costantiniano di S. Giorgio(1860), Gentiluomo di camera con eserc.(1858), * Napoli(S.Marco Palazzo) 19 mag 1824, + Napoli 8 gen 1910,
Fu capo plotone della Guardia Cittadina(1847) posta sotto il comando di S.A.R. Leopoldo di Borbone,Consigliere Prov. per Campobasso(1851), capo plotone della R.Guardia d’Onore della prov. di Molise(1854) poi Capo Squadrone (1855), Presidente del Cons. per il distretto d’Isernia che gli fruttò l’onorificenza delle “Chiavid’Oro”(1858). Sovrintendente Regio agli scavi archeologici di Pietrabbondante(1857).Partecipò ai moti legittimisti in Molise, contro l’esercito piemontese e seguì re Francesco II di Borbone in esilio a Roma, dove rimase fino al 1865, epoca in cui tornò a Napoli.= 22 apr 1850 Anna Maria Ruggiero di Albano,* Napoli 11 feb 1829 + Pescolanciano 27 mag 1891, figlia di Cosimo e Provvidenza Loverso.
Informazioni sulla famiglia d'Alessandro dal sito: http://www.genmarenostrum.com/pagine-lettere/letterad/d'alessandro.htm
D'ALESSANDRO
Duchi di Pescolanciano
Le origini più remote della famiglia vengono tradizionalmente rinvenute in alcune tribù elleniche, che si stanziarono in Magna Grecia, identificate dal nome proprio di Alexander(composto dai termini “alexein” ed “ander”o “andròs”, letteralmente “difensore degli uomini”). Il ramo ducale di Pescolanciano, deriva direttamente da quello principale dei d’Alessandro patrizi Napoletani, che furono ascritti ai seggi di Montagna(1464, con Severo) e successivamente di Porto(1492). Fin dalle origini furono sempre vicini alla casa reale angioina: Angelo, fu consigliere del re Carlo I d’Angiò, e venne promosso Luogotenente del Regno (1282-85) per la sentita fedeltà alla corona; Paolo di Giovanni III fu scelto come segretario personale della regina Giovanna II, che lo promosse al rango di familiare di costei e lo nominò Direttore del gran Sigillo; suo fratello Sansonetto fu pure familiare della medesima regina ed ebbe l’incarico di governatore di Montefusco e suoi casali avellinesi(1415), nonché di Lucera e Foggia(1423). Egli, inoltre, fu il capostipite del ramo dei d’Alessandro Duchi della Castellina, titolo che fu conferito da Filippo IV di Spagna a Giovanni Battista nel 1639(fu tra i nobili fondatori dell’opera caritatevole del pio Monte della Misericordia in Napoli – 1601 - di cui fu governatore – 1609; dal sedile di Porto fu nominato deputato autorizzato a trattare con il Viceré de Las Torres, Duca di Medina per l’abolizione di alcuni gravosi dazi), titolo che la famiglia conservò fino al XVIII sec., epoca in cui morì il prelato Luigi, vescovo di Foggia, e la di lui sorella Francesca sposò Giovanni Battista Zunica, famiglia che ne ereditò il predicato.
Al ramo principale partenopeo, appartennero: Giovanni, Barone di San Giorgio(fine sec. XIII); Francesco(figlio del precedente) e Gualterio(fratello del predetto Giovanni) che risultarono tra i baroni del Regno di Carlo II d’Angiò, che ne ordinò la rivista in S. Germano (1291); Antonio di Francesco, fu erario della città di Napoli(1311); suo fratello Alessandro fu maestro di Teologia e scelse di indossare gli abiti religiosi diventando Generale dei frati Minori(1310); Giovanni, Abate del convento di San Giovanni a Carbonara in Napoli; Giovanni II, come il padre Antonio, fu erario di Napoli(1338), carica che fu affidata anche a suo figlio Antonio II(1343) dalla regina Giovanna I; Giovanni III di Antonio, Barone di Casanova, fu gran Camerario di Calabria(1415) e successivamente Maresciallo del Regno e giustiziere degli Scolari.
L’attuale ramo dei Duchi di Pescolanciano, discende da Giovanni Francesco che sposò Rita Baldassarre di Roccaraso. Egli riscattò la confisca dei feudi che era stata recentemente subita dalla famiglia(suo padre, Lorenzo, che sposò Cecilia de Angelis, della famiglia imperiale greca, unitamente al fratello Baldassarre si era schierato nella rivolta baronale filo-francese, contro la dinastia austro-iberica, e non usufruendo dell’indulto del 1530, restò coinvolto nei processi sommari voluti dall’imperatore Carlo V, con conseguente esproprio dei beni fondiari e rendite) con l’acquisto della baronia di Santa Maria dei Vignali e di Pescolanciano(1576). Tra gli appartenenti al ramo ducale di Pescolanciano si ricordano: il terzo Barone Gio.Gerolamo(+1642), coniugato a Isabella Sommai, che ottenne le baronie di Carovilli e Castiglione(1619) nonché di Civitanova del Sannio e Sprondasino (1627); il Cav. Giovanni(1574 - 1654), noto per la scuderia di cavalli “saltatori” in Pescolanciano; Agapito(1595 - 1655), marito di Beatrice Ferri, che acquistò il feudo di Civitavetere(1629); Fabio(1626 - 1676), ottenne la concessione del titolo ducale sul feudo di Pescolanciano(1654); Gio. Giuseppe (1656 - 1715), noto per la sua attività letteraria, fu riconosciuto poeta barocco dall’Accademia degli Oziosi; Ettore(1694 - 1741) ereditò dalla madre, Anna Maria Baldassarra Marchesani, i feudi di Castel del Giudice e Roccacinquemiglia; Pasquale Maria(1756 - 1816), acquisì il feudo di Pietrabbondante(1789) e fondò la nota fabbrica di ceramiche e porcellane presso il castello di Pescolanciano(1783-1795); Pasquale, gradito da re Ferdinando IV di Borbone per le sue capacità artistiche, fu nominato Sovrint. delle fortificazioni e direttore di ponti e strade in Napoli(fine XVIII sec.), nonché socio della Soc. Economica della Prov. di Molise(1810); Giovanni Maria(1824 - 1910) si occupò degli scavi archeologici di Pietrabbondante(in qualità di Sovrintendente Regio,1857) con sommo plauso dell’amico archeologo tedesco Theodor Mommsen. Fu capo plotone della Guardia Cittadina(sotto il comando di S.A.R. Leopoldo di Borbone,1847), consigliere Prov. Campobasso(1851); capo plotone Guardia d’Onore Prov.Molise(1855), presid.Consigl.distretto d’Isernia, ottenendo l’onoreficienza delle “Chiavi d’Oro”(1858), per il suo coinvolgimento nei moti legittimisti in Molise, contro l’esercito piemontese, il re Francesco II di Borbone lo fregiò della “Gran Croce” S.R.M. Ordine Costantiniano(1860), seguendolo nell’esilio in Roma, ove risiedette fino al 1865, ritornando poi a Napoli.
Altri importanti rami della famiglia ebbero come capostipiti, alcuni discendenti del già citato Angelo d’Alessandro(del ramo principale napoletano), consigliere del Re Carlo: Ludovico, Arcivescovo di Sorrento(1266), fu il principale referente del nucleo familiare che prese dimora nella suddetta città, nella quale godette della nobiltà di seggio in Dominoro(giudice Saverio ab Alexandro, 1304). Da questo ramo sorrentino, estinto nel XVIII sec., derivarono i d’Alessandro baroni di Albanella(Francesco Jr, sec.XV). Altro figlio di Angelo, fu Carlo, giustiziere di Calabria, provincia nella quale si sviluppò un ramo calabrese i cui membri beneficiarono della nobiltà nelle città di Melfi, Rossano, Mormanno e Montalto Uffugo(dove Gaetano d’Alessandro, nel 1793, ottenne il riconoscimento di nobiltà con diritto di sedile). Altro ramo fiorì in Puglia, dove, approdò il miles Christi Guido de Alexandro, di ritorno dalle crociate(1189-1192), già Barone di Roccagloriosa in Principato Citeriore(ricordato nel Catalogo Borrelliano) e precettore della domus di Lama per mandato del capitolo della provincia di Puglia-Terra di Lavoro dell’Ordine del Tempio. Altro esponente di questo ramo fu Lando de Alexandro, componente della comunità templare della chiesa di S.Paterniano di Ceprano(1269). Questo ramo si diramò poi in Ascoli Satriano (sec.XVI, godente di nobiltà cittadina), Barletta e Foggia. Tra i maggiori esponenti si ricordano: Gio. Pietro d’Alessandro, dottore in legge, autore di varie opere letterarie, tra cui la “Dimostrazione de’ luoghi tolti et imitati di più autori di Torquato Tasso nella Gerusalemme Liberata”(1604); Pietro Antonio d’Alessandro, Vescovo di San Marco in Calabria(1688); Pietro d’Alessandro, di Trani, viceconsole del Regno Due Sicilie per la Francia (1803-25) e già cavaliere di grazia dell’Ord.Costantiniano S.Giorgio(1802-27). Il ramo principale napoletano dette origine anche ai seguenti: quello dei Baroni di Cardito(estinto nel XVIII sec.), feudo che fu conferito da re Ferrante d’Aragona a Jacobuccio I, gran falconiero reale e commensale di corte, ed il ramo di Marigliano che ebbe come capostipiti Nicola e Gabriele de Alessandro (1487).
ARMA dei DUCHI di PESCOLANCIANO: D’oro al leone rampante di rosso con la banda di nero caricata di tre stelle a cinque(sei) raggi di oro attraversante, con gli ornamenti ducali di corona e mantella e svolazzi d’oro, rosso e nero. MOTTO:Te sine quid moliar.
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dott. Pasquale Cavallo
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