venerdì 30 aprile 2010

No Comment






Questo il commento che un Anonimo ha pensato bene di inserire al post su Vania Mancini; anche se fosse uno scherzo sarebbe una cosa gravissima. Senza parole per le assurde affermazioni, la mancanza di umanità e l'ignoranza di fondo. Tutto il nostro sostegno e appoggio, naturalmente, va a Vania che ogni giorno lotta contro questi stupidi e ipocriti luoghi comuni.

"Ridicolo il fatto è che una specie di scrittrice possa usare Vasco Rossi per vendere qualcosina di più del suo insulso libro.
Evidentemente, la gente non sa proprio cosa inventarsi.
Zingare Spericolate? Ma che schifezza è???
Solo a vedere quelle 3 merde umane nella foto mi viene una specie di urto di vomito talmente sono sporche e schifose.
I tassisti che hanno portato in giro i rom a gratis?? Che stronzata è?? Minimo avrei cambiato i sedili della macchina e comunque c'è gente ITALIANA che fatica ad arrivare a fine mese e quando prende un TAXI lo paga profumatamente. Per poi fare cosa? Veder un balletto idiota.
"Libere" un cazzo!! Libere di cosa? Rubare in casa degli altri, sporcare la città, le macchine, offendere la brava gente. SONO TUTTI UGUALI. Ma perchè non te ne fai carico tu e te li inviti tutti a casa tua?
Isola dei famosi?? Ma per piacere. Isola da incenerire per lasciare più spazio a noi italiani. Ma magari fosse vera l'ipotesi per queste merde umane di non vedere un domani.. Magari!!
Finchè c'è gente idiota come l'autrice, purtroppo penso che le nostre città saranno ancora sporche di questa piaga sociale che non vogliamo!
Il mondo che vorrei io è un mondo privo di rom. Ovvero sogno con tutto il mio cuore che questa popolazione sia sterminata. Penso che Hitler abbia sbagliato il bersaglio e sogno che una persona possa ripetere in misura più forte quello che ha fatto Hitler nei confronti di questi escrementi umani.
La motivazione è da ricercarsi nel fatto che gente che non ha nemmeno minimamente un sistema di valori, nonchè priva di un senso civile-culturale non debba essere all'altezza di presenziare su questa terra che inevitabilmente percorre un cammino verso l'evoluzione. Men che meno nella nostra italietta ridotta - come dei deficienti - ad essere l'ostello di questi animali. In altri termini i rom non danno il minimo valore aggiunto nella nostra società, anzi: lo distruggono.
Mi meraviglio di gente talmente... boh, non saprei nemmeno come definirla, possa impietosirsi di questi esseri viventi. Nonchè da perdere talmente tanto tempo a fare loro delle foto oppure pubblicare un libro pietoso che se fossi un libraio mi vergognerei di tenerlo nel negozio. Mi auguro con tutto il cuore che venda ZERO copie."

Foto antiche di Pietrabbondante

Da oggi, con questa selezione di foto antiche, inizia una nuova rubrica del blog in cui tutti gli amici di pietrabbondanteblog possano inserire e condividere liberamente le loro foto storiche, o semplicemente antiche, relative a Pietrabbondante ed ai pietrabbondantesi mandandocele sulla mail pietrabbondanteblog@gmail.com. Nella speranza che questa idea sia accolta proponiamo oggi queste antiche vedute del paese.




giovedì 29 aprile 2010

L'Italia prima dei Romani


Dal numero di gennaio del 2005 del National Geografic Magazine segnalo questo servizio sull'Italia prima dei romani. Si parla naturalmente anche dei sanniti e della zona archeologica di Pietrabbondante. Cliccando sull'immagine in basso è possibile scaricare anche una mappa con le antiche popolazioni italiche e i maggiori centri.


Celestino V

In occasione dell'arrivo a Isernia delle spoglie di Celestino V segnalo questo interessante blog sull'argomento, con tanti post sul santo e sulla sua eventuale origine: http://molise2000.wordpress.com/.
In questo articolo si cita anche Pietrabbondante, presente tra le biografie più antiche del santo:








Le biografie più antiche così hanno descritto gli indizi.
(A) Terra/ae Laboris et Comitatus Molisii. 
   1. Opus Metricum (1296-1314): 
 patria huic quonda vel parte Laboris Terrae.
Perché non si creino dubbi, è bene evidenziare che molto spesso anche i Registri della Cancelleria Angioina, descrivendo una località pertinente al territorio del  Comitatus Molisii, facessero riferimento solo al distretto amministrativo/provincia denominatoTerra Laboris, senza citare il Comitatus Molisii; questo non significa che la località non fosse sita nel territorio di quest’ultimo.
   Alcuni esempi: (I)  Mandat ut terre Petre Abundantis etTriventi, de Justitiariatu Terre Laboris, R. Curie devolvantur.(II) Iustitiario Terre Laboris mandatum de reparatione castri Boyani(III) castrum Longani et medietatem castri Clarici de Iustitiariatu Terre Laboris.  
Il Comitatus Molisii non fu citato, ma è inconfutabile che le località Petre Habundantis et Triventi, castri Boyanicastrum Longani e castri Clarici, che oggi corrispondono aPietrabbondanteTriventoBojanoLongano e Chiauci  vadano localizzate ed identificate nel suo territorionon possono  essere considerate in Terre Laboris, la cui citazione indicava solo lo Justitiariatu/o-distretto amministrativo/provincia.

martedì 27 aprile 2010

Descrivere il comune

Inserite anche voi una descrizione del comune sull'importante sito dei comuni italiani: http://rete.comuni-italiani.it/.
Sotto l'ultima descrizione che abbiamo trovato:http://rete.comuni-italiani.it/desc/1878


Da questo link, invece, le impressioni di un turista che ha visitato l'area archeologica:http://fratellovento.blogspot.com/2009/01/pietrabbondante.html
e da un blog de LaStampa

lunedì 26 aprile 2010

Guida agli scavi archeologici-estratti

Sul sito del comune, nella sezione area archeologica, sono stati inseriti degli estratti di un guida senza alcun riferimento bibliografico; cogliamo l'occasione di questo blog per inserire, a scopo esclusivamente personale e non divulgativo, tutte le pagine inserite segnalando giustamente la guida in questione e sperando che la rettifica sia gradita agli autori:
S. Capini, G. De Benedittis, Pietrabbondante, guida agli scavi archeologici, Campobasso 2000.


Capini, De Benedittis-Pietrabbondante Guida a Gli Scavi

mercoledì 21 aprile 2010

La tavola Osca: un primordiale masterizzatore?



Curioso articolo uscito sul sito: www.forchecaudine.com

CAPRACOTTA (ISERNIA) - Chiunque si sofferma a destra della fontana, che si trova prospiciente piazza Falconi, nota una nicchia dove sono stati collocati due manufatti di cui,
la maggior parte, non sa cosa vogliano rappresentare e/o significare sebbene abbiano avuto un ruolo fondamentale nella storia di Capracotta.
Uno è la rappresentazione in scala della vecchia Torre Medioevale, sostituita dall'attuale fontana e l'altro è, fissata ad una lastra di pietra autoctona, la copia in scala! della "Tavola Osca" del III° secolo a.C. , l'originale viene conservato dal 1873 nel British Museum di Londra, (3° piano, galleria G69).
Per quanto riguarda le sue origini, il suo ritrovamento casuale presso la Fonte Romita nel 1848, la storia e la traduzione di ciò che risulta riportato su ambo i lati della "tavoletta" lascio la "parola" in corsivo agli studiosi, fra questi il compianto "maestro" D. D'Andrea mentre io mi soffermerò su alcune mie personali considerazioni tecniche.
La tavoletta, ad Unità d'Italia avvenuta, fu offerta in vendita al governo italiano per 1.000 £ (mille lire!), e pensare che a Garibaldi fu concesso una buonuscita di 5£ (cinque lire!) per ritirarsi a Caprera; fu così che finì a Londra nel 1873 venduta da un commerciante di Agnone e ciò contribuì a far sì che per quasi un secolo è stata chiamata come Tavola di Agnone.
Visitando il Museo di Londra l'ho osservata e fotografata minuziosamente, pensavo di trovarla situata da sola in una vetrinetta come una regina e ben messa in'evidenza, invece si trova a fare compagnia ad altri reperti storici senza neanche un cartello che ne evidenzi la sua presenza-
La "tavola" al dire il vero dovrebbe essere chiamata "lamina" visto che lo spessore medio è pari a 4.2 millimetri, la base circa 165 millimetri, altezza circa 279.5 millimetri, peso circa 2332 grammi e dovrebbe essere una lega di bronzo con una percentuale piombo.
Osservandola si evince che:
a)- Le frasi sono alquanto profonde e i caratteri simili sono di eguale dimensioni.
b)- Lo spessore non è costante, la lamina è bombata al centro e lo spessore ai lati è di circa 3.5 millimetri mentre al centro è circa 5 millimetri.
c)- Le frasi non risultano ottenute per battitura (non si evidenziano i normali rilievi ai bordi) bensì con una normale fusione.
d)- La cosa strana è che l'unica lamina fra tutte quelle presenti a riportare le parole da ambo i lati e ad avere una leggera bombatura al centro, che porta a considerare l'eventualità che servisse a produrre tavolette di argilla recante preghiere e invocazioni rivolte agli dei e si può pensare di avere a che fare con l'antisegnano dell'attuale Masterizzatore. La procedura del calco è simile a quella utilizzata per la rilevazione delle impronte digitali.
La tavolletta di "creta" è "il negativo computerizzato" della Tavola Osca ottenuto simulando una normale operazione di creazione dei bassorilievi.
A tal proposito si potrebbe obiettare che la lingua Osca si leggeva e/o si scriveva da destra verso sinistra, però bisogna fare delle opportune considerazioni storiche:
La romanizzazione dei Sanniti
Le guerre fra i Romani e i Sanniti cominciarono intorno alla prima metà del IV secolo a.C. e terminarono nel 290 a.C. con condizioni di pace molto dure, iniziò la romanizzazione con l'introduzione del latino ed entro il 100 a.C. la romanizzazione del Sannio era un fatto compiuto. Per un cinquantennio, fra il 270 a.C. e il 220 a.C., vissero in pace e furono fedeli alleati di Roma. Gli antichi abitatori del Sannio celebravano i loro riti all'aperto, i Templi coperti cominciarono a sorgere verso la fine del III secolo a.C., la loro concezione onumentale e architettonica testimonia l'adozione di esperienze romaniche ed elleniche; com'è facilmente riscontrabile nel Teatro-Tempio di Pietrabbondante risalente al 250 a.C. insieme alla Tavola Osca. Notevoli nella lingua osca sono le concordanze con il latino, attribuite agli scambi linguistici avvenute tra le due lingue, la più antica iscrizione peligna è,
infatti, in lettere latine. La letteratura sannita è stata molto povera, seppure sia mai esistita.
La coscienza nazionale dei Sanniti
Fino al III° secolo a.C. le quattro tribù (Carecini, Caudini, Irpini e Pentri) erano riunite in un'associazione, la Lega Sannitica, che Livio chiama " Civitas Samnitium".
La coscienza nazionale era molto forte e quando il pericolo di un'invasione incombeva, i Sanniti dimenticavano le discordie interne e fronteggiavano uniti il mondo esterno.
"La Lega conteneva in seno gli elementi del federalismo, un tipo di sistema verso cui i popoli sabelli sembra che avessero una sorta di inclinazione istintiva", dice il Salmon, che in questo paragrafo si trascrive passo passo. Si pensi agli insorti della guerra Sociale, quasi tutti Sabelli o Sabellici, che nella loro unione dovevano costituire qualcosa di più di un patto militare.
Il fatto di aver stabilito una capitale unica e un senato a Corfinium, di aver periodicamente convocato un'assemblea, di aver assunto il nome "ITALIA" e di aver in qualche modo una cittadinanza comune, rivela un tentativo di dare all'Italia un assetto federativo.
La diaspora dei Sanniti
La guerra scoppiata in Oriente contro Mitridate allontanò Silla, sempre in cerca di occasioni per accrescere il suo potere, dal teatro delle operazioni contro i Sanniti nel centro Italia. Mario, in assenza di Silla, suo rivale nella lotta per il potere, torna in auge e concede ai Sanniti quei diritti giuridici e sociali che Silla negava per il suo implacabile odio dovuto per le prime guerre sannitiche combattute dai suoi antenati.
La sfacciata partigianeria a favore di Mario porta i Sanniti ad approntare un esercito nel tentativo di ostacolare l'avanzata di Silla contro Mario e nel novembre dell' 82 a.C. persero la loro ultima grande battaglia a Porta Collina. Silla si vendicò ferocemente dell'appoggio da essi dato a Mario e ordinò di sterminarli insieme ai difensori di Praeneste e fece del Sannio un paese devastato, un deserto, tanto che, dice Floro, "era quasi impossibile scoprire il Sannio all'interno del Sannio". E tuttavia non riuscì ad annullare l'identità di questo fiero e indomito popolo.
Nella diaspora, perché proprio di diaspora si trattò, molti di essi emigrarono in altre parti dell'Impero, sin nella Gallia Cisalpina e Transalpina. Ironia della sorte, la figlia di Silla, Fausta Cornelia, andò sposa a un sannita.
Gli insediamenti sannitici erano due (uno a Guastra e uno a Macchia) e la Tavoletta di Bronzo veniva portata in processione, toccando i 15 "orti", ad anni alterni e le tavolette d'argilla facevano parte del corredo funerario dei sanniti tumulati in tombe coperte con lastroni di pietra.
A tal proposito, nel 1939 mio nonno, mentre arava, scoperchiò con la punta del vomere una di queste tombe e vennero alla luce dei reperti di terracotta, compresa una di queste tavolette incise. Un sordo rumore si riscontrava per quasi tutto il terreno quando mio nonno arava e questo lo indusse alla considerazione di trovarsi davanti a un cimitero! E per questo motivo il terreno fu lasciato a pascolo per sempre.
Mio nonno e mia nonna ci parlavano sempre di un muro chiamato delle "monete", di una chiesa sconsacrata, le cui pietre servirono per costruire il "quarto" della masseria, di tombe presenti all'interno di una masseria!, etc.. cose che all'età di 10 anni ci lasciavano esterrefatti per la paura visto che eravamo cresciuti con le favole di streghe, stregoni e lupi, francamente si pensava che fossero le solite balle raccontate dai nonni, solo circa 20 anni fa mia nonna e mia madre hanno confermato che ciò era vero!
Un percorso univa i due insediamenti e fa parte di un complesso progetto di valorizzazione turisco-storico di alcune zone appartenenti ai Comuni di Capracotta - Agnone e Pietrabbondante mediante la stesura di sentieri percorribili a cavallo, mountine bike, a piedi, etc.. e fra questi spicca anche quello relativo alla scoperta dei vecchi mulini di AGNONE: Santa Lucia, San Francesco, Santa Chiara, Santa Maria d'Agnone, dell'Unità di
Agnone e di CAPRACOTTA: Santa Croce, delle Ramiere, etc.. tutti prospicienti il fiume Verrino: A tal proposito verrà restaurata la copia, in formato digitale a colori, di una vecchia mappa del ‘700 gentilmente messa a disposizione dal Comune di Agnone attraverso l'assessore al turismo Armando Li Quadri.
Tutti i percorsi sono tridimensionali e georeferenziati, sarà possibile percorrerli anche con l'ausilio di Smartphone e/o Cellulari con ortofoto satellitari e GPS incorporati.

(Ing. Filippo Di Tella)

lunedì 19 aprile 2010

La settimana della cultura a Pietrabbondante

L’evento culturale piu’ atteso dell’anno: la XII Settimana della Cultura.
Il MiBAC apre gratuitamente, per dieci giorni, tutti i luoghi statali dell’arte: monumenti, musei, aree archeologiche, archivi, biblioteche con dei grandi eventi diffusi su tutto il territorio. 
Più di 3.000 appuntamenti per tutti i gusti: mostre, convegni, aperture straordinarie, laboratori didattici, visite guidate e concerti che renderanno ancora più speciale l’esperienza di tutti i visitatori.
Un’occasione imperdibile per avvicinarsi alla più grande ricchezza del nostro Paese: il nostro patrimonio artistico e culturale.

Gratuito dal 16 al 25 aprile anche l'ingresso all'area archeologica di Pietrabbondante che, da questa settimana e per tutto il periodo estivo, seguirà il seguente orario 8:30-19:30. (19:30 ultimo ingresso - chiuso tutti i lunedì)
Per tutte le informazioni sulla settimana della cultura: http://www.beniculturali.it/settimanadellacultura.

Per il Molise

MOLISE

Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici  del Molise

Piazza Vittorio Emanuele, 9 – 86100 Campobasso
Referente:      Emilio Izzo Tel. 0865/ 5415179
                        emilio.izzo@beniculturali.it

Il programma è consultabile dal sito della soprintendenza:


mercoledì 14 aprile 2010

Le primavere sacre dei Sanniti - Il ver sacrum



da Franco ValenteCastelli, rocche e cinte fortificate del Molise

Quando la dorsale appenninica della parte centrale della Penisola era utilizzata esclusivamente per attività pastorali ed era occupata sostanzialmente dalle popolazioni umbro-sabelliche, nell’ambito delle attribuzioni dei pascoli scoppiò una lite tra varie tribù che finì con una supremazia, apparentemente definitiva, di quella parte di popolazione che si definiva sabina. Ma dopo l’affermazione sabina si verificarono calamità di ogni genere la cui origine fu attribuita ad una vendetta divina. I Sabini allora si rivolsero ad un oracolo nei pressi di una località ricca di acque solfuree, probabilmente l’attuale Paterno tra Città Ducale e Antrodoco (L. PARETI, Storia di Roma e del mondo romano, I, Torino 1952-1961, p.106).

In quella zona una volta vi era stato un grande lago determinato dall’allargarsi del letto del Velino, in mezzo al quale esisteva un’isola galleggiante che era stata indicata anticamente dall’oracolo ai profughi provenienti da Dodona, in Grecia, come il luogo dove fondare la nuova città di Cutilia.
Qualche tempo dopo i Sabini, che avevano sostituito gli originari abitanti del luogo, fecero dell’isola un centro religioso dal cui oracolo seppero che le cause delle calamità erano da ritrovarsi nell’ira di Ares (Marte) (STRABONE, Geographica, V, 4,12). L’oracolo aveva comunque indicato la possibilità di placarlo consacrando tutti i maschi che fossero nati nella nuova stagione. Poiché consacrare voleva dire sacrificare in onore del dio, i Sabini si preoccuparono di conoscere bene il responso dell’oracolo interrogandolo di nuovo. Questi precisò che potevano essere scannati gli agnelli, i capretti ed i vitelli, purché i nati in quella primavera, una volta giunti all’età adulta, si fossero allontanati dalla tribù e, seguendo i segni che il dio gli avrebbe inviato, avessero fondato una nuova colonia in terra straniera (SESTO POMPEO FESTO, De verborum significatione (519, Lindsay 1913): “Ver sacrum”. Il luogo dove fermarsi sarebbe stato indicato dal bue sacro che li avrebbe guidati.
Quando venne il tempo, i giovani, guidati da Comio Castronio, seguirono il bue il quale si diresse nella terra degli Opici e giunto presso un colle si sdraiò e si addormentò. Il colle prese il nome di Sannio e divenne il centro attorno al quale si sviluppò il ceppo sannitico.
La leggenda delle primavere sacre (ver sacrum) è degna di essere considerata per tutta una serie di implicazioni che sicuramente hanno importanza per conoscere non tanto cosa fosse all’origine dell’insediamento dei Sanniti nell’area da loro effettivamente occupata, quanto soprattutto per cercare di capire anche quale potesse essere il territorio, se non addirittura il colle, verso il quale si diressero. Sull’argomento si veda in particolare: J. HEURGON, Trois études sur le “ver sacrum” (coll. Latomus, XXVI), Bruxelles 1957. E. T. SALMON, Samnium and the Samnites, Cambridge1967, pp. 35s.
Strabone indica precisamente, e questo evidentemente gli era noto da una consolidata tradizione alla quale attingeva, che la regione era quella degli Opici.
Sulla individuazione geografica della terra degli Opici si è molto dibattuto e tutte le diversificate ipotesi fanno sempre riferimento ad un’area, più o meno vasta, che corrisponde alla zona montuosa della regione molisana, alla parte orientale di quella laziale e alla parte settentrionale di quella campana. Un territorio che comprende, comunque si voglia estendere, sempre il bacino idrografico del Volturno.

Si consideri che i termini Opici ed Osci si riferiscono allo stesso popolo, essendosi la voce originaria contratta ed adattata nel tempo con il passaggio Opici-Opci-Obsci-Osci, anche se più precisamente si potrebbe sostenere che negli Opici sono da individuarsi coloro che appartenevano al ceppo più ristretto dei primi abitatori di questo territorio prima della discesa di coloro che si chiamarono Sanniti, mentre per Osci debbano intendersi tutti coloro che parlavano comunque la lingua degli Opici.
Acutamente A. Sogliano fece derivare l’appellativo di Opici dal termine comune alla lingua romana di “opus”, attribuendogli così il significato di “popolo che lavora i campi”, cioè “contadini” (A. SOGLIANO, in “Rend. Acc. Lincei” ser. 5, XXI, 1912, p.209), il cui territorio coincide proprio con quell’area che dall’antichità viene ancora chiamata Terra di Lavoro e che, aggiungiamo per le considerazioni che andremo a fare, coincide sostanzialmente con la valle del Volturno (Sull’origine del termine Oschi si vedano le varie ipotesi. Secondo Vetter (E. VETTER, in RE, XVIII, 1942, s.v. Osci, col. 1545) deriverebbe dal nome della città di Opi in Abruzzo. Verrecchia (G. VERRECCHIA, in “Samnium“, XXV, 1952, p.124) e Bruno (M. G. BRUNO, in “Rend. Ist. lomb.“, XCVI, 1962, p.430) sostengono che deriverebbe dalla divinità Ops, di cui sarebbero stati fedeli).
Per Devoto (G. DEVOTO, in Enciclopedia Italiana, s.v. Oschi) una vera e propria nazionalità osca si determinò per effetto della fusione dei Sanniti con gli Opici quando fu eliminata la potenza etrusca dall’area capuana intorno al V secolo a.C.. In realtà, aggiunge Devoto, non si può parlare di un vero e proprio stato, ma piuttosto di una confederazione di tre gruppi facenti capo alle circoscritte regioni di cui la prima sarebbe stata quella più propriamente campana dell’area di Capua, la seconda quella intorno a Nola ed Abella, la terza quella di Nocera.

Un territorio che complessivamente dovette avere problemi di sovrappopolazione già dal 413 a.C. quando i campani furono costretti ad esercitare la pratica dei mercenari addirittura a Siracusa mentre, sicuramente, notevoli preoccupazioni derivavano dalla pressione dei nuovi arrivati Sanniti che, trasformando progressivamente la loro attività pastorale ed estendendosi anche al territorio vallivo, mettevano in pericolo l’economia prevalentemente agricola, e perciò stanziale, di pianura.
Nulla si conosce sia per assegnare una data precisa alla trasmigrazione mitizzata nel racconto delle primavere sacre, sia per individuare l’ipotetico itinerario seguito dai coloni che si allontanavano dalle originarie terre dell’area umbra. Recentemente la rivisitazione archeologica dell’area dell’antico monastero longobardo di S. Vincenzo alle sorgenti del Volturno ha riaperto uno spiraglio per la localizzazione dell’antica Sannia di cui parlano Festo, Floro e, probabilmente in forma corrotta, anche Strabone e che è riportata nell’epitaffio che il figlio di Scipione Barbato fece scolpire sulla tomba del padre. (Sull’argomento esiste oggi una consistente bibliografia riportata in: F. VALENTE, S. Vincenzo al Volturno – Architettura ed arte, Roma 1995).


da wikipedia:

La Primavera Sacra (Ver Sacrum in latino) era una ricorrenza rituale di origine Umbra, praticata poi da diversi popoli dell'Italia antica.
Veniva celebrata in occasione di calamità o momenti difficili, e consisteva nell'offerta agli Dei dei primogeniti nati dal 1° marzo al 1° giugno (o nel caso dei Sabini quelli nati dal 1° marzo al 30 aprile) della seguente primavera.
Gli animali venivano effettivamente sacrificati, mentre i bambini, giunti all'età dell'adolescenza, venivano fatti migrare per formare una nuova comunità, godendo di una "protezione divina"; in questa maniera nasceva un nuovo popolo. La migrazione era guidata da un totem, o animale-guida, del quale si interpretavano i movimenti per trarne auspici e direzione del viaggio.
Con il voto della Primavera Sacra nacquero nell'Età del Ferro varie popolazioni italiche. Tra le più importanti ci sono i Sabini, originati direttamente dagli Umbri, che migrarono verso sud, restando sulla dorsale appenninica; i Piceni, che ebbero come totem il picchio verde, sacro al dio poi identificato dai Romani con Marte. Essi partirono dalla Sabina e, popolarono tutto il territorio compreso dal fiume Foglia al fiume Salino, giungendo quindi a dare unità etnica a tutte le attuali Marche. Per questo motivo lo stemma della regione Marche è il picchio verde. Con simile voto nacque, sempre dai Sabini, il popolo dei Sanniti, il cui totem fu il toro selvaggio. Dai Sanniti, poi, con una nuova primavera sacra, nacque il popolo dei Lucani, il cui totem fu il lupo. Come si vede questo rito fu reponsabile del popolamento dell'Italia dell'Età del Ferro e della divisione dell'Italia in regioni. Si può inoltre facilmente evincere che, a seguito dell'istituto del Ver Sacrum, gli Umbri sono da considerarsi la popolazione madre di quasi tutti i popoli pre-romani costituenti l'Italia mediana ad eccezione dei Latini, degli Etruschi e dei Galli Senoni.
I racconti mitologici legati alla pratica rituale e le modalità con le quali venivano effettuati i sacrifici sono diversi tra le varie popolazioni.

http://www.prolococolli.it/SANNITI/page2.html

http://www.sanniti.info/smpop.html




martedì 13 aprile 2010

Incontro Asso Mab pietrabbondante


DOMENICA 18 APRILE 2010 ALLE ORE 17
il comune di Pietrabbondante e il consorzio ASSO Mab Alto Molise
invitano la cittadinanza ad intervenire
all'incontro di presentazione delle attività del consorzio.

Un incontro per "ancorare" i giovani al territorio

A Carovilli la conferenza dell'Associazione "Il Glicine" su ambiente e possibilità di sviluppo per battere lo spopolamento e la fuga dei giovani.

Il Consorzio ASSO MAB Alto Molise guarda al futuro senza campanilismi e coinvolgendo la gente 
"Abbiamo preso impegno di coordinare le nostre attività e di presentarci uniti per collaborare a livello amministrativo sia con la Provincia di Isernia sia con la Regione Molise. 

Collaborare per noi non vuol dire chiedere vantaggi o sostegno finanziario, ma presentare progetti di sviluppo e intenzioni di crescita economica e sociale avendo come obiettivo soprattutto di bloccare il gravissimo fenomeno dello spopolamento". 

In questo modo il sindaco di Carovilli, Antonio Cinocca, ha sintetizzato la volontà dei sette paesi che aderiscono al Consorzio Asso Mab, che sono: Carovilli, Chiauci, Pescolanciano, Pietrabbondante, Roccasicura, San Pietro Avellana e Vastogirardi, in occasione della conferenza che si è tenuta a Carovilli sul tema: Consorzio ASSO MAB Alto Molise: SETTE PAESI PER UNA NUOVA CULTURA DELL'AMBIENTE Presa di coscienza dei programmi e delle opportunità future" organizzata dall'Associazione di Iniziative Culturali, Sociali ed Economiche "Il Glicine" in collaborazione con l'Ente Provinciale del Turismo di Isernia e Unicreditbanca. 

Introducendo il tema del dibattito, il Presidente dell'Associazione, Luciano Scarpitti, ha sostenuto: "con il Consorzio ASSO MAB si dà vita ad una iniziativa che senza modificare gli assetti amministrativi tenta di unificare la politica del territorio per contrastare la fuga dei giovani. Noto con molto piacere - ha dichiarato Scarpitti - che questa iniziativa avviata dai sindaci delle passate amministrazioni, sta aumentando forza e consistenza. In questi sette paesi - ha continuato Scarpitti - esistono le forze intellettuali e fisiche per condurre progetti importanti sia dal punto di vista economico che culturale, occorre valorizzare tali capacità e non cercare sempre fuori le risorse desiderate. Uscire dalla crisi economica, che attanaglia tutto il mondo occidentale - ha concluso Scarpitti - già lanciati nella realizzazione di un progetto di sviluppo costituisce un'opportunità ed una garanzia di rapida crescita economica e sociale". 

Il Sindaco di Vastogirardi, Davide Apollonio, ha sottolineato che: "i nostri paesi hanno dovuto affrontare la difficoltà di ragionare in un'ottica consortile e superare gli antichi campanilismi. Ora dobbiamo elaborare progetti di sviluppo - ha aggiunto Apollonio - e soprattutto coinvolgere fino in fondo le persone". 

Il Responsabile dell'Ufficio Territoriale della Biodiversità e Funzionario del Corpo Forestale dello Stato, Armando Cardillo, ha ricordato innanzi tutto che le riserve della biosfera sono istituite dall'UNESCO per promuovere e fornire l'esempio di una relazione equilibrata tra gli esseri umani e l'ambiente, inoltre che il Consorzio ASSO MAB è nato sotto l'impulso dell'UNESCO che ha chiesto ripetutamente la ridelimitazione dell'area MAB esistente in Molise, costituita da Colle Meluccio e Monte di Mezzo. "Sollecitato a svolgere questo compito - ha dichiarato Cardillo - ho coinvolto la Regione, ho coinvolto l'Università, siamo in attesa della risposta dalla Provincia di Isernia e mi sono rivolto a tutti i comuni dell'Alto Molise ricevendo adesione convinta soltanto dai sette comuni attualmente aderenti. Ora, altri comuni hanno chiesto di entrare nel Consorzio, ma poiché il lavoro di ridelimitazione delle aree è già finanziato ed in stato avanzato, non conviene interromperlo, è invece opportuno completare questa fase e procedere all'ampliamento soltanto in una fase successiva". Infine Cardillo ha voluto precisare che: "le riserve della biosfera sono sotto la giurisdizione degli Stati in cui sono situate e questi adottano le misure che ritengono necessarie". 

Il docente-ricercatore della Facoltà di Scienze Ambientali, Paolo Di Martino, responsabile dello studio sul territorio affidato all'Università del Molise, ha indicato alcuni degli obiettivi cui deve tendere il Consorzio ASSO MAB Alto Molise: conservare la qualità dell'ambiente; effettuare una nuova zonizzazione; promuovere l'ecoturismo; rendere fruibili le antiche vie della transumanza; incentivare la silvicoltura, l'agricoltura e la zootecnia; mettere in atto azioni di adattamento ai cambiamenti climatici. "Sarebbe importante - ha sostenuto Di Martino - creare una catena di piccoli musei utilizzando le stazioni ferroviarie ora abbandonate o gli immobili comunali. Si possono affrontare vari temi - ha continuato Di Martino - della preistoria, della transumanza, della guerra oppure dei castelli medievali. Tutto ciò potrebbe creare una struttura di gestione con circa 30 nuovi posti di lavoro". 

Grande è stata la partecipazione di persone venute anche da altri comuni dell'Alto Molise, partecipazione manifestata anche senza la presenza fisica da parte del Presidente del Consorzio, Domenico Pellegrino, e dai sindaci di San Pietro Avellana, Antonio Di Ludovico, e di Macchiagodena, Angelo Iapaolo. 

(Fonte PrimaPaginaMolise)

Rai International -Il caffè - Il Molise e Pietrabbondante



Il Caffè del 16 febbraio 2010 ha dedicato una puntata  al Molise, una terra caratterizzata da paesaggi di straordinaria e incontaminata bellezza; montagne che scendono al mare, parchi naturali e paesi che conservano ancora oggi tracce longobarde, con siti archeologici sannitici e romani.il servizio dedica anche uno spazio a Pietrabbondante e ai suoi siti a partire dal minuto 0:48:50.

lunedì 12 aprile 2010

Tavola Osca (detta Tavola di Agnone) - La religione dei Sanniti



La Tabula Agnonensis è una tavoletta di bronzo, 27x15 cm di lato, munita di una maniglia, che è tutt'oggi conservata al British Museum. 
Entrambi i lati presentano delle iscrizioni in osco, con lettere incise in modo chiaro e che hanno permesso una datazione paleografica al 250 a.C. 
Il testo menziona diciassette divinità, contando separatamente i due aspetti di Giove, e ci dimostra la tendenza dei Sanniti, comune anche ad altre popolazioni italiche, alla polilatria, cioè l'uso di uno stesso luogo per il culto di più divinità. 
E ci descrive la presenza di quindici altari, nell'hortus, che dobbiamo interpretare come boschetto sacro, in cui la stessa tavoletta era affissa, probabilmente ad un albero, con la catena di ferro che in parte è ancora conservata. 
Il boschetto doveva essere situato nelle vicinanze della località sul Monte Cerro, fra Capracotta ed Agnone, in cui la tavoletta è stata ritrovata circa un secolo fa, quando questa zona era chiamata Uorte (= Orto?). 
Il boschetto di Agnone era consacrato a Kerres, e alla sua cura partecipavano tutti i fedeli con il pagamento di una decima. 
Era sede di processioni sacre, probabilmente in periodi ben definiti, a cui i fedeli partecipavano muovendo nella direzione opposta a quella del sole, con soste, per riti lustrali, negli altari. In occasione delle due feste annuali, o forse di una festa che si svolgeva ogni due anni, il testo osco non è facilmente interpretabile, si manteneva acceso un fuoco e si facevano delle offerte. 
Durante la festa in onore di Flora delle cerimonie venivano celebrate anche al di fuori del boschetto, con soste rituali e venerazione di quattro divinità, due delle quali avevano un altare dentro il boschetto. 

Le divinità elencate nella Tavola sono:

Vezkeí, identificato con varie divinità: Lucina, il dio nazionale degli Aurunci, un aspetto di Venere, ed una divinità dell'evolvere delle stagioni, ipotesi quest'ultima che appare più convincente;
Euclus, con o senza l'epiteto di Pater, veniva venerato sia dentro che fuori il boschetto, identificato con Mercurio, nell'aspetto ctonico di psicopompo, cioè di trasportatore di anime;
Kerres (Ceres?);
Filia Cerealis;
Inter-Stita, potrebbe essere la levatrice che in osco sta "in mezzo" durante il parto, mentre in latino sta "di fronte" (obstetrix), il Pisani suggerisce che Interstita fosse la divinità centrale di una triade;
Amma Cerealis (Mater? Nutrix?) era venerata sia nel boschetto sia fuori;
Lymphae Cereales, l'equivalente greco è Nymphae, le divinità delle sorgenti dei fiumi;
Liganacdix Intera, con o senza l'aggettivo Cerealis, liganacdix potrebbe equivalere a legifera o a liknophoros, epiteto questo di Dionisio;
Imbres, con o senza l'aggettivo Cereales;
Matae, con o senza l'aggettivo Cereales (Mater Matuta?), le funzioni della Mater Matuta erano connesse con il parto e l'allattamento, provvedeva inoltre a bagnare con sufficiente rugiada i raccolti;
Jupter Juventus, il Vatter pensa invece ad una corrispondenza con Jupter Vergarius, una divinità altrimenti ignota, che presiedeva all'alternarsi delle stagioni;
Jupter Rigator, con o senza l'aggettivo Pius, il dio che porta la pioggia;
Hercules Cerealis;
Patana Pistia (Panda?), strettamente imparentata con Cerere, secondo alcuni da identificare con Cerere stessa, sarebbe una divinità connessa con l'agricoltura, potrebbe trattarsi di quella che faceva aprire le spighe in modo che fossero abbastanza larghe da far uscire facilmente i chicchi durante la trebbiatura. Meno convincente è l'ipotesi di A. von Blumenthal che la identifica con una dea preposta al parto;
Diva Genita;
Perna Cerealis, venerata fuori dal boschetto vero e proprio, era forse la dea del parto felice;
Flora Cerealis, venerata fuori dal boschetto vero e proprio.


A.s.d. Pietrabbondante fans club



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mercoledì 7 aprile 2010

A Carovilli una conferenza sul consorzio Asso Mab Alto Molise

Il Consorzio ASSO MAB Alto Molise rappresenta una delle opportunità più interessanti che si stanno aprendo per i giovani presenti sul territorio dei sette paesi aderenti all'iniziativa: Chiauci, Carovilli, Pescolanciano, Pietrabbondante, Roccasicura, S. Pietro Avellana, Vastogirardi. 
"Non possiamo assistere senza reagire al declino economico e sociale dell'Alto Molise e al gravissimo e pericolosissimo fenomeno della fuga dei giovani e di intere famiglie, sostiene Luciano Scarpitti, Presidente dell'Associazione Il Glicine. Il nostro territorio ha in sé le forze fisiche e intellettuali per dare vita ad iniziative moderne, economicamente rilevanti e capaci di attirare l'attenzione e l'interesse di persone residenti in altre regioni ed in altri Paesi, pertanto dobbiamo riuscire, con un impegno di energie provenienti da tutti i settori delle istituzioni e dell'economia, a frenare il fenomeno dello spopolamento. Impegnarsi con spirito innovativo e passione nel settore commerciale o dell'accoglienza o del turismo può assicurare alle famiglie che si vanno costituendo un tenore di vita adeguato alle esigenze dei tempi attuali". 
Il Consorzio ASSO MAB rappresenta una prima lodevole iniziativa di prevenzione per frenare la fuga dei giovani verso le città e le regioni che offrono migliori condizioni di vita e di lavoro. Condizione essenziale, però, è che a questi giovani che non vogliono più andare via, anzi sono molto legati alla terra in cui sono nati, si dia fiducia e siano considerati le fondamenta sulle quali fare investimenti per il futuro. Dicono importanti economisti che uscire dalla crisi economica, che attanaglia tutto il mondo occidentale, già lanciati nella realizzazione di un progetto di sviluppo costituisce un'opportunità ed una garanzia di rapida crescita economica e sociale. In questo quadro, le istituzioni dovrebbero progettare il futuro dell'Alto Molise nel settore, oggi molto arretrato, delle infrastrutture, soprattutto la rete viaria, e dimostrare di credere nella volontà e nell'impegno di quella grande risorsa che sono i nostri giovani. 
Questo lo scenario complessivo in cui è nata l'idea di organizzare la conferenza "ASSO MAB Alto Molise: SETTE PAESI PER UNA NUOVA CULTURA DELL'AMBIENTE. Presa di coscienza dei programmi e delle opportunità future". Conferenza che è stata organizzata dalla Associazione di Iniziative Culturali, Sociali ed Economiche "Il Glicine" di Carovilli, in collaborazione con Ente Provinciale del Turismo di Isernia e Unicreditbanca, e che si terrà sabato 10 aprile nella sala della Società Operaia di Carovilli alle ore 17,00. Alla conferenza parteciperanno, oltre al presidente dell'Associazione, Luciano Scarpitti, e al Presidente della Società Operaia, Antonio Di Falco, il sindaco di Carovilli, Antonio Cinocca, il Presidente del Consorzio ASSO MAB, Domenico Pellegrino, il Responsabile dell'Ufficio Territoriale della Biodiversità, Armando Cardillo, il Docente-Ricercatore della Facoltà di Scienze Ambientali, Paolo Di Martino. Alla manifestazione sono stati invitati anche i sindaci dei paesi dell'Alto Molise che aderiscono al Consorzio e quelli che non aderiscono; ad essi e a tutti i presenti verrà chiesto di arricchire il dibattito portando il contributo delle loro esperienze dirette. (Fonte)

martedì 6 aprile 2010

La domus publica del santuario di Pietrabbondante - Adriano La Regina


E' uscito il nuovo numero di ArcheoMolise. In questo numero l'articolo di Adriano La Regina sulla Domus Publica del santuario di Pietrabbondante. Il numero è scaricabile da questo link, dove sono presenti anche le precedenti uscite, oppure dalla pagina qui in basso.

<Archeomolise - N.4

venerdì 2 aprile 2010

Orari area archeologica festività pasquali

Per le festività pasquali e la settimana seguente l'area archeologica e il teatro sannitico seguiranno i seguenti orari:


10:00 - 16:00 (chiuso Lunedì)

Il Venerdì Santo a Cambobasso e Isernia



La processione del Cristo morto e della Madonna Addolorata è l'avvenimento religioso in cui i campobassani si sentono più partecipi anche emotivamente.
Il lungo e mesto corteo nel pomeriggio si muove dalla chiesa di santa Maria della Croce e si snoda dapprima nel centro storico e, successivamente, nella parte moderna della città soffermandosi davanti ai luoghi ove la sofferenza è maggiormente presente, come le carceri, quindi fa ritorno nella chiesa da dove era partita in un ambiente diventato altamente suggestivo grazie alle soffuse luci del centro antico.La scelta dell'orario pomeridiano non è casuale volendo ricordare il momento in cui avvenne la Passione di Gesù Cristo.

La sua particolare caratteristica è di avere all'interno un coro di circa settecento persone il quale, durante il percorso, intona più volte lo struggente canto "Teco vorrei o Signore" composizione, di inizio Novecento, del maestro campobassano Michele De Nigris su versi di Pietro Metastasio. 
La processione del Cristo morto e della Madonna Addolorata è l'avvenimento religioso in cui i campobassani si sentono più partecipi anche emotivamente.
Il lungo e mesto corteo nel pomeriggio si muove dallachiesa di santa Maria della Croce e si snoda dapprima nel centro storico e, successivamente, nella parte moderna della città soffermandosi davanti ai luoghi ove la sofferenza è maggiormente presente, come le carceri, quindi fa ritorno nella chiesa da dove era partita in un ambiente diventato altamente suggestivo grazie alle soffuse luci del centro antico.La scelta dell'orario pomeridiano non è casuale volendo ricordare il momento in cui avvenne la Passione di Gesù Cristo.La sua particolare caratteristica è di avere all'interno un coro di circa settecento persone il quale, durante il percorso, intona più volte lo struggente canto "Teco vorrei o Signore" composizione, di inizio Novecento, del maestro campobassano Michele De Nigris su versi di Pietro Metastasio. (Fonte

INNO ALL’ADDOLORATA
Coro processionale del Venerdì santo
Teco vorrei o Signore
oggi portar la croce
nella tua doglia atroce
io ti vorrei seguire
ma sono infermo e lasso
donami tu coraggio
acciò nel mesto viaggio
non m’abbia da smarrire,
acciò nel mesto viaggio
non m’abbia da smarrire.



Nel Venerdì antecedente la Pasqua, ad Isernia, come in molti centri dell'Italia del Centro-Sud, si svolge la Processione del Cristo Morto, che rievoca in forma drammatica e molto sentita le tragiche vicende del martirio di Gesù.
La Confraternita del Santissimo Sacramento si occupa dell'organizzazione, mentre le Confraternite di Santa Maria del Suffragio, di Sant'Antonio, di San Domenico e di San Pietro Celestino sfilano materialmente nel corteo. Esse si distinguono dai colori che portano.
Dopo una lunga preparazione, la Processione parte ed attraversa quasi tutta la città. I simulacri di Maria, vestita a lutto, ma con ricchi ricami dorati e con la testa coronata, e di Gesù, sul letto di morte, circondato da fiori, sono portati a spalla per le vie dai penitenti delle Confraternite, che indossano tuniche bianche ed hanno il viso incappucciato, in modo che i passanti concentrino la propria attenzione sull'opera di espiazione che essi compiono, e non sulla loro identità.
Il cuore della statua di Maria è trafitto da sette spade, i setti peccati capitali, dai quali l'uomo chiede redenzione.
Sono in processione anche i busti dell'Ecce Homo, le Croci del Calvario e della Via Crucis. Le vie, le finestre ed i balconi sono decorati ed illuminati con candele. Questa scenografia, l'intensa partecipazione corale all'evento ed i canti intonati incessantemente per tutto il percorso dai penitenti, creano un'atmosfera suggestiva ed unica.

giovedì 1 aprile 2010

Vania Mancini - Zingare Spericolate

Come scrive Vasco Rossi sulla sua pagina di facebook:


Tempo fa avevo pubblicato qui il logo di una copertina che mi era piaciuta. 


“Zingare Spericolate”

Bene oggi posso darvi la notizia che si tratta di un libro appena pubblicato 

Da Vania Mancini.
Vania è una cara amica. La conosco da anni. 
È stata una giovane “pasionaria” piena di entusiasmo, ideali e impegno politico.
Ha partecipato attivamente alla vita e alla cultura alternativa romana frequentando centri sociali, manifestazioni e assemblee.
Ultimamente ha cominciato a dedicarsi ad attività concrete di sostegno.
Da alcuni anni frequenta una comunità di Zingari romani. 
Questo libro nasce dalla sua esperienza e dalla necessità di comunicarla. 
Di provare cioè a raccontarci un po’ come sono questi “Zingari”. Di farceli conoscere.
Si ha sempre paura di ciò che non si conosce. E in questo momento di isteria xenofoba mi sembra già una cosa interessante.





VANIA MANCINI è operatrice culturale, coordinatrice nella zona Roma Nord del progetto di scolarizzazione dei minori Rom con l'Arci Solidarietà Lazio per il dipartimento delle Politiche Educative del Comune di Roma, originaria di Pietrabbondante e autrice di Cheja Celen Ragazze che ballano. Zingare Spericolate è il suo nuovo libro nel quale racconta anche del suo paese di origine.


Cenerentole del 2000...sono le "Cheja Celen", ragazze che ballano,che accudiscono le baracche e i fratellini, chiedono l'elemosina, girano per "cassonetti", che si trasformano da bambine in principesse di un popolo senza terra. 

Splendide ballerine acclamate dal pubblico, come Cenerentola perdono le scarpe durante le loro danze perchè a loro piace ballare a piedi nudi quando si scaldano sul palco..


Alla fine dello spettacolo come nella favola, tornano nel loro campo "ognuna a rincorrere i suoi guai", senza neanche la speranza di un principe nella vita che le vada a salvare..


Questo libro racconta le loro storie, al ritmo delle canzoni di Vasco, e illustra attraverso lo sguardo di Tano D'Amico, momenti delle loro esperienze.

Con le parole dell'autrice:
"Il mondo che vorrei è un mondo dove non esistono persone costrette a vivere in un campo Rom senza documenti e senza diritti. Vorrei un mondo dove non si possa solo perdere..e alla fine non si perde neanche più.."  Fonte: VascoRossi





Sempre dal sito di Vasco Rossi un'intervista all'autrice 


"Ho deciso di intitolare il mio libro Zingare spericolate, ispirata dalla famosa canzone di Vasco Rossi "Vita Spericolata". 
Perché i testi delle canzoni di Vasco sono "magici"...Vasco è un "Gitano del Rock" e riesce ad interpretare la vita attraverso la musica e descrive in modo incisivo sentimenti e stati d'animo con le sue parole...


Il libro racconta le storie di vita dei bimbi Rom...e delle persone , scuole ed associazioni che attraverso la mia mediazione culturale si sono avvicinate al mondo Rom ...anche dei tassisti ci hanno aiutato a portare le bambine gratis a realizzare alcuni spettacoli..durante la presentazione del mio primo libro "cheja celen...ragazze che ballano in Rom ".

Le storie delle Rom sono intervallate dalle parole delle canzoni di Vasco "colonna sonora" di questo libro...che oltre a fotografarne, lo stato d'animo, ne interpreta i sentimenti più profondi... per chi deve pagare tutti i giorni il fatto di non vivere ... "come secondo loro pare"... mentre avere il coraggio di vivere una vita diversa è "pericoloso" o comunque... "SPERICOLATO"... e chi dimostra di non aver paura del "pericolo" nell'intraprendere una strada di una scelta diversa di vita... in questa "jungla metropolitana".

Spericolate : libere dentro..spregiudicate… libere di rompere con antiche tradizioni, ma senza rinnegare la propria cultura anzi portandola con sé in ogni spettacolo, in ogni viaggio in ogni movimento, in ogni gesto, in ogni danza, in ogni nota, in ogni canzone...senza regole senza schemi senza coreografie coatte, in modo spontaneo ed improvvisato, in un ballo "primordialmente anarchico " come dei veri "animali da palcoscenico".
Delle piccole Carmen, come nell'opera di Bizet, fiere nella loro furberia gitana e nel loro istinto libertario.


Irriducibili al dominio maschile le bambine rom le descriverei come delle danzatrici "naufraghe in questa ISOLA dei NON FAMOSI" chiamata da noi campo Rom... perdendo per sempre l'idea del tempo associata ai propri bisogni e desideri...per costringerle a battere al ritmo scandito dalla televisione, dalla "società cosiddetta civile"...la precarietà della loro vita le mantiene in un purgatorio nell'impossibilità di guardare al domani, di guardare oltre.

Nel libro parlo di Pietrabbondante nel Molise, il mio paese d'origine...che come Zocca per Vasco...è sempre stato nel mio cuore e nelle mie storie ... lì si trova, la mia "piccola jungla"... dove ero libera di girare nei campi d'Ortovecchio" e mi tuffavo nel fiume cercando di prendere i pesci sotto le pietre...ma tornavo a casa solo con dei girini...che poi si trasformavano in Rane "el sapo"... soprannome che mi han dato gli indigeni in Messico…e portafortuna della mia vita!

A Pietrabbondante c'è un antico teatro sannita in pietra ritrovato dopo alcuni scavi ...una vera bellezza... lì abbiamo realizzato con Tano D'Amico alcune delle foto nel libro perché credo che l'espressione dei popoli attraverso il teatro le danze i racconti e la musica… sia utile per capire la loro evoluzione le loro diversità ed in fondo le loro similitudini .
Il teatro è un ricordo d'infanzia, le prime rappresentazioni teatrali che vidi a Pietrabbondante, hanno sviluppato in me la passione e la ricerca delle varie culture... per noi del paese è magico, e porta con sé un energia particolare, la notte andavamo li a meditare sulle nostre paure i nostri sogni, la voglia di provare anche sbagliando... ci sentivamo un po i "parlamentari dell'universo"... la stessa magia che provo durante i concerti di Vasco, lo stesso rituale che mi fa rivivere queste emozioni, di trasgredire nel sentire in un modo diverso la vita nella voglia di provare e percepire anche ciò che non si vede che non si deve perché un po' troppo spericolato... la stessa magia su quel palcoscenico con Vasco dove lui rappresenta per me come in un grande teatro sul palcoscenico in ogni canzone il segreto di sentimenti, paure passioni che possano dare un senso al ritmo dell'universo"

Vania Mancini... el sapo. Fonte: Vasco Rossi.


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