venerdì 26 febbraio 2010

Indagine dell’associazione Civita su aree e musei archeologici

STA40584

Un’indagine sul pubblico delle aree archeologiche e dei musei d’arte antica, le sue preferenze e i suoi giudizi, è stata l’occasione di un confronto ad alto livello sull’importanza e i contenuti della comunicazione per l’arte dal quale è scaturita l’idea di un appuntamento fisso sulla nostra rivista. Non ci hanno mai appassionato le indagini demoscopiche che allineano una serie di percentuali su singole risposte non sempre spontanee e autentiche. Abbiamo trovato più interessanti i “focus” che concentrano l’attenzione di gruppi selezionati in analisi non superficiali. Perciò avevamo aderito senza troppo entusiasmo all’invito per la presentazione, il 1° febbraio 2010, dei risultati della “Nuova indagine di Civita. L’archeologia e il suo pubblico”, ci aspettavamo le solite percentuali. Due i motivi che ci hanno spinto, oltre all’innata curiosità giornalistica: la fiducia in Civita, la benemerita associazione presieduta da Antonio Maccanico impegnata attivamente in campo culturale con iniziative molte delle quali da noi commentate; e il richiamo della sede dell’incontro, i Musei Capitolini, sempre fonti di scoperte e di emozioni, nonché degli illustri partecipanti da Broccoli a La Regina, da Piero Angela a Cecchi, con le conclusioni dell’On. Giro. Ebbene, non solo le aspettative date dall’ente organizzatore e dalle presenze sono state esaudite, ma si è andati ben oltre. Al punto da farci venire l’idea di un preciso programma, lo annunceremo nel prossimo servizio, ripercorrendo prima l’itinerario logico e mentale lungo il quale l’idea è maturata…

…continua a leggere su Archeorivista

Civita

In tour per l’Alto Molise tra i binari dimenticati

PESCOLANCIANO – E’ in arrivo la terza giornata delle «Ferrovie dimenticate». Per l’occasione un gruppo di ’nostalgici’ sta organizzando, in collaborazione con l’associazione Montanari del Molise, una gita di un giorno per ripercorrere il tragitto della vecchia linea ferroviaria. Il programma dell’evento, previsto per i primi del mese prossimo, prevede il raduno dei partecipanti presso il piazzale antistante la stazione ferroviaria di Isernia.

Di seguito la partenza dei pullman alla volta di Pescolanciano, dove si terrà una breve visita del piazzale dove si attestavano le elettromotrici della ’S.F.A.P.’ per le coincidenze con i treni della rete FS. Si proseguirà con i pullman verso il ponte sul fiume Trigno, dove la linea ferroviaria si dirigeva in direzione Pietrabbondante. E’ prevista un’escursione a piedi in direzione della foresta Mab di Collemeluccio, con visita dei resti di case cantoniere della zona e della omonima fermata. Altra tappa presso la frazione di Sant’Andrea di Pietrabbondante, con visita guidata della Stazione Sfap Bagnoli-Trivento. Poi partenza alla volta di Pietrabbondante, dove il sindaco guiderà gli escursionisti presso il luogo dove era ubicata la stazione. Partenza alla volta di  Agnone. Lungo il percorso brevi soste ai resti delle case cantoniere, lungo la linea ferroviaria che affianca la Ss 86, ed alla centrale termica di Tre Termini. Si giungerà poi ad Agnone.

Incontro con le autorità locali e visita alla stazione termine di corsa, sita in Piazza IV Novembre e successivamente pranzo presso il ristorante La Tavola Osca ubicato presso l’Albergo Il Duca del Sannio. Dopo il prazo, seguirà il convegno dibattito sulla storia della Sfap e sulle possibilità di ricostruzione. Ci sarà anche la presentazione del libro «Sfap linea Agnone- Pietrabbondante-Pescolanciano 1915-1944», d Fabrizio Minichetti, presidente dell’Associazione culturale Amici della Ferrovia Le Rotaie Molise di Isernia.

Fonte: l’Eco del Sangro

Vedi anche:

http://www.ferroviedimenticate.it/

Tuoring Club

 

giovedì 25 febbraio 2010

Il comune di Valtorta

 

Il comune di Valtorta (BG) è gemellato col comune di Pietrabbondante; di seguito alcune notizie.

valtorta

Piccolo borgo incastonato tra i monti, che deve l’origine del proprio toponimo alla conformazione tortuosa (valle tortuosa) che questa valletta possiede, non annovera episodi di spessore nella sua storia.

È comunque usanza comune credere che tuttavia i primi insediamenti stabili in questa zona siano riconducibili all’epoca delleinvasioni barbariche, quando le popolazioni soggette alle scorrerie si rifugiarono in luoghi remoti, al riparo dall’impeto delle orde conquistatrici. In particolar modo si presume che siano stati gli abitanti della vicina Valsassina ad arrivare per primi (presumibilmente attorno al VI secolo), come testimoniano alcuni toponimi uguali tra le due zone. In tal senso fu a lungo legata alla pieve di Primaluna, situata nella suddetta valle, con la quale il paese è collegato tramite i Piani di Bobbio, ora rinomata località turistica.

Tuttavia in epoca medievale in questo piccolo borgo, unitamente al vicino comune di Cassiglio, si sviluppò una fiorente attività estrattiva di materiali come il ferro e l’argento, con il conseguente sviluppo di attività ad esse legate, quali la lavorazione del ferro in chiodi tramite magli azionati dai numerosi corsi d’acqua che attraversano il territorio comunale. Si narra che il ferro arrivasse dallaValle di Scalve e dalla val Seriana, e per la sua lavorazione venisse impiegato un elevato numero di addetti.

Lo sfruttamento di queste potenzialità mise questa piccola valle al centro delle mire delle signorie dei Torriani prima e dei Viscontipoi. Il tutto continuò anche con l’arrivo della Serenissima, che, a differenza dei predecessori, garantì numerosi sgravi all’intera zona.

In questo periodo nacque Girolamo Regazzoni, forse il paesano più importante della storia di questo piccolo borgo. Dopo essere emigrato a Venezia, allora il centro di ogni attività, venne eletto prima vescovo di Bergamo, poi nunzio apostolico a Parigi, partecipando pure al Concilio di Trento. Il termine della dominazione veneta ed il conseguente avvento della Repubblica Cisalpina portò grandi cambiamenti a Valtorta, che si trovò inglobato nel cantone dell’alta Valle Brembana, con capoluogo a Piazza, e si vide revocati numerosi privilegi che la Repubblica di San Marco aveva assicurato per secoli all’intera zona. Gli anni seguenti videro succedere alla dominazione francese quella austriaca, fino al 1859, quando nacque il Regno d'Italia.

I tempi recenti non hanno segnalato episodi di particolare importanza, se non la tragedia causata da una slavina che, nel 1888, causò la morte di trenta persone nella contrada Torre.

Il XX secolo vide la progressiva chiusura delle miniere, che diedero inizio ad un lento ma inesorabile processo di spopolamento. Questo venne parzialmente attenuato dallo sviluppo turistico che ha dato nuovo impulso all’economia locale, aiutata anche dal rilancio dei prodotti tipici locali, in particolar modo in ambito caseario.

3206786

Il sito ufficiale: http://www.valtorta.info/

Su Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Valtorta

Presentazione

mercoledì 24 febbraio 2010

Foto del paese per il Concorso Fotografico Nazionale Comuni-italiani.it

 

Comuni-italiani.it ha indetto un concorso fotografico nazionale che termina il 28 febbraio 2010 (qui il regolamento). I temi previsti sono "Castelli e Fortificazioni" e "Panorami". Sono presenti anche molte foto di Pietrabbondante di notevole qualità e bellezza e sono visionabili da questo link:

http://rete.comuni-italiani.it/foto/2009/geo/094035

Sotto gli scatti più meritevoli.

188467-800x531

188991-800x533

255411-800x544

361921-800x600

pietrabbondante e i suoi colori

Affitti a Pietrabbondante

Affittasi villetta per i mesi estivi (da aprile a settembre) arredata: cucina, salotto, due camere, bagno, due balconi con veduta panoramica. Via Sant’Agostino n.1 Pietrabbondante-Isernia. Contattare Santangelo Nicola tel. 086576678  cell. 3336473726.


Visualizzazione ingrandita della mappa

Affittasi abitazione via Umberto n. 41 arredata: camera, cucina, salotto, bagno e cameretta. Contattare Santangelo Nicola tel. 086576678  cell. 3336473726.

martedì 23 febbraio 2010

Arcobaleno a Pietrabbondante

DSC00453

Archeologia-Sannita.com

archeosannita

E’ nuovamente online il sito Archeologia Sannita dopo il permesso della Soprintendenza di pubblicare le foto e il materiale delle varie campagne di scavo. E’ stato effettuato anche un restyling del sito ed è stata aggiunta una nuova chat più funzionale. A breve il sito verrà tradotto anche in inglese e spagnolo e verranno aggiunti alcuni moduli come la richiesta di Stage, la possibilità di richiedere fondi privati, la storia dell’area, la bibliografia, ecc. Se avete idee su funzioni da aggiungere che possano incrementare il turismo e in ogni caso far conoscere il sito archeologico e Pietrabbondante scrivete a admin@archeologia-sannita.com. Il blog, da parte sua, continuerà a seguire il sito segnalando i vari aggiornamenti.

Per utilizzare al meglio la nuova chat iserita potete visualizzare il filmato a questo indirizzo:

http://www.archeologia-sannita.com/demo/esempio_chat.htm

Mentre il sito è consultabile a questo link:

http://www.archeologia-sannita.com/archeoweb/archeologia-sannita.php

Un 'archeoincontro' con il soprintendente Alfonsina Russo

 

russo-archeo

L'archeologo sfoglia il libro della terra. Una metafora, quella utilizzata da Alfonsina Russo, soprintendente per i beni archeologici del Molise, che sintetizza in modo affascinante il lavoro dell'archeologo. 
Una documentazione capillare, un'attenta attività che consente, strato per strato, di 'leggere' il passato facendo riemergere le radici per poi condurre i visitatori lungo il percorso della memoria. 
Con questo spirito Alfonsina Russo è a lavoro dallo scorso settembre, giunta in Molise dalla Puglia, dopo una fase esplorativa, ha compreso subito le potenzialità del Molise, il ricco patrimonio archeologico tutto da apprezzare ma anche da potenziare. 
Tanti i progetti in cantiere per valorizzare le punte di diamante del territorio,come Pietrabbondante e Sepino, ma in programma c'è anche l'apertura di nuovi siti che per troppo tempo sono stati chiusi al pubblico. 
"A Campochiaro ad esempio - spiega la Russo - stiamo lavorando per aprire in primavera il santuario di Ercole, un posto che domina il tratturo Pescasseroli Candela". 
Tratturo, ecco l'altra 'chicca' del Molise che ha sorpreso positivamente il soprintendente per il modo in cui vengono tutelati in regione, "è molto importante che venga salvaguardata la viabilità antica - aggiunge la Russo - perché le aree archeologiche sono strettamente collegate ai tratturi". 
Accanto alla riscoperta di nuovi siti il soprintendente intende potenziare quelli più 'famosi', in primis Sepino "l'idea è quella di chiudere l'area archeologica, recintare la zona sfruttando il circuito murario antico, realizzare un punto di accoglienza e predisporre per la prossima estate l'illuminazione dell'area in modo da poter organizzare visite, passeggiate e spettacoli notturni". 
In programma c'è inoltre l'apertura al pubblico del teatro di Venafro, il riallestimento del musei di Isernia, Venafro e Campobasso, la realizzazione di guide in italiano e inglese e, nella 'mappa' dello sviluppo, la Russo non dimentica la costa, in particolare Larino, l'area dei sanniti frentani. 
Naturalmente tutto ciò presuppone un'intesa tra gli enti e le istituzioni, i progetti prendono forma grazie al lavoro di squadra messo in campo dalla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici che, sotto la guida di Gino Famiglietti, è in grado di coinvolgere Comuni, Provincie, Regione e l'Ateneo molisano. 
"Il lavoro di programmazione - aggiunge ancora la Russo - va di pari passo con le campagne di scavo messe a punto da professionisti ed esperti del settore ma che prevedono la collaborazione anche delle nuove leve, i giovani archeologi, le nuove generazioni di studiosi". 
Tutela e ricerca sono quindi le parole d'ordine adottate dal soprintendente Alfonsina Russo, il filo conduttore del suo incarico; accoglienza e generosità, le qualità che più apprezza nei campobassani.

Monica Fusco su PrimapaginaMolise del 20 gennaio 2010

lunedì 22 febbraio 2010

Turismo: l’Alto Molise punta sull’associazionismo

Piazza Vittorio Veneto 1

4 Comuni dell’Alto Molise (Agnone, Capracotta, Pescopennataro, Pietrabbondante) si associano. La notizia ufficiale è stata resa nota durante l’ultimo consiglio comunale dall’assessore al Turismo di Agnone, Armando Li Quadri che, nel ringraziare pubblicamente i sindaci di Capracotta, Pescopennataro e Pietrabbondante per la grande disponibilità manifestata nell’aderire al progetto, sottolinea «come l’unione dei Comuni in tema di turismo potrà essere l’arma vincente per il nostro territorio in un imminente futuro».
La nuova convenzione tra i quattro sindaci (De Vita, Monaco, Sciulli e Tesone) vedrà la gestione del servizio turistico associato e avrà come finalità «il conseguimento degli obiettivi di economicità, efficacia e efficienza dell’azione amministrativa attraverso l’ottimizzazione delle risorse economiche disponibili, la promozione turistica dell’area interessata, consistente nella definizione e realizzazione di progetti di valorizzazione dell’offerta turistica, nella realizzazione e diffusione di materiale promozionale (cartaceo, informatico, radiotelevisivo, pubblicità stradale ed altro), nella partecipazione a manifestazioni ed eventi espositivi del settore, nel sostegno ad operatori privati, associazioni locali o quanti altri operino per la promozione turistica conformemente agli interessi del Servizio Turistico Associato».
La nuova convenzione avrà validità triennale e la struttura organizzativa si appoggerà su dipendenti comunali e associazioni presenti sul territorio, come le Pro loco. Il Comune capofila sarà Agnone. Ma ecco tutte le funzioni, le attività e servizi conferiti al Comune capofila. «La gestione del Servizio Turistico Associato si pone l’obiettivo, attraverso il Comune capofila, dell’individuazione di un soggetto che abbia la funzione di promozione del territorio in questione attraverso:
la promozione in modo integrato per la pratica e lo sviluppo della mobilità sostenibile, favorendo la salvaguardia del territorio, la valorizzazione delle risorse ambientali ivi presenti e la realizzazione di un marchio identificativo del territorio interessato; lo svolgimento dell’opera di sensibilizzazione ed aggregazione di Associazioni, Enti, privati e persone che condividono le finalità del Servizio Turistico Associato;
la promozione di studi e ricerche finalizzate ad approfondire e diffondere la conoscenza del territorio oggetto della presente Convenzione e favorire la riscoperta, la tutela e la valorizzazione del patrimonio naturale ed artistico, delle caratteristiche ambientali e culturali, nonchè delle tradizioni popolari ed enogastronomiche, con particolare riferimento alle loro potenzialità turistiche; il favorire la valorizzazione del territorio secondo modelli di sviluppo innovativi con lo scopo di potenziare l’offerta turistica in sinergia con gli operatori economici locali; la produzione di materiale pubblicitario ed informativo (brochure, pubblicità stradale, pubblicità televisiva, pubblicità su riviste specialistiche, ecc.);
la realizzazione e la gestione di appositi siti web per la valorizzazione del territorio tesa a favorire l’incontro della domanda con l’offerta turistica; la partecipazione a manifestazioni ed eventi espositivi del settore quali la Bit, l’Ecotour, la Fiera del Mediterraneo, la Fiera di Bari, ecc..». Infine ogni Comune dovrà versare una quota per la gestione dei servizi nonchè nominare un proprio delegato.

Fonte: Molise Cultura

Nasce un Servizio Turistico Associato per uno sviluppo integrato del territorio dell’Altissimo Molise

venerdì 19 febbraio 2010

Sannita Teatro Festival 2009

sannita festival 2009

La locandina e il programma del Sannita Teatro Festival del 2009 con le varie piece rappresentate.

Dado in ONESTO MA NON TROPPO

dado

Iaia Forte in ODISSEA PENELOPE

odissea penelope

Giuseppe Pambieri in LE FENICIE

la fenicie

Eleonora Brigliadori in LISISTRATA

lisistrata

giovedì 18 febbraio 2010

INCHIESTA: PIETRABBONDANTE E CASTELSECCO, DUE SITI A CONFRONTO

Dal settimanale Arezzo n. 102 del 23/12/06 Marco Botti traccia un’affascinante confronto tra il sito sannitico di Pietrabbondante e quello etrusco di Castelsecco:

castelsecco

010 - Teatro

Quando il silenzio incontra la storia
In provincia d'Isernia, a oltre 1000 metri di altitudine, si trova Pietrabbondante, un piccolo borgo dove oggi vivono poco meno di un migliaio di abitanti. La nascita dell'odierno centro abitato si ascrive tra il IX e il X sec. d.C., periodo in cui Pietrabbondante fu capoluogo di una delle 34 Contee del Ducato di Benevento.
Le sue case, addossate a tre grossi picchi di nuda roccia detti morge, si elevano su di un paesaggio che è un trionfo di natura incontaminata, di monti che si susseguono ininterrottamente a vallate decorate da minuscoli presepi viventi.
Pietrabbondante è un balcone magnifico su tutto l'Alto Molise e da qui lo sguardo si perde fino alle terre abruzzesi, pugliesi e della Campania. La pace regna sovrana, circondata da aghi di pino & e silenzio & e funghi. La suggestione di camminare per queste alture durante la bella stagione, quando i campi traboccano di mille colori, compete alla pari col misticismo che le foreste suscitano nei mesi freddi, quando la colonnina scende vertiginosamente sotto lo zero e la neve che si posa è misurabile in metri.
A Pietrabbondante la vita scorre placida, animandosi solo per alcuni eventi annuali come la fiera di inizio agosto, dedicata al santo patrono Vincenzo Ferreri, e la prima domenica di ottobre, quando si svolgono i festeggiamenti della Madonna del Rosario.
Nella graziosa piazza Vittorio Veneto una statua bronzea del secolo scorso, alta circa tre metri e raffigurante un guerriero sannita, ci ricorda il fiero passato di questi luoghi e ci anticipa ciò che troveremo a poca distanza dal paese, in località Calcatello: un formidabile e prezioso scrigno archeologico, di una magnificenza inverosimile se raffrontato alle dimensioni che raggiunge oggi Pietrabbondante. Di una solennità tale che per molto tempo illustri storici l'hanno identificato con la mitica Bovianum Vetus citata da Plinio.
Un patrimonio che si arricchisce di anno in anno
La storia - La vicenda archeologica di Pietrabbondante inizia coi Borboni nel 1857, quando fu ritrovato l'incantevole teatro e i resti di un piccolo tempio di influenza italica, dal quale fu estrapolata una grossa collezione di iscrizioni osche, oggi conservata a Napoli. Se ne incuriosirono tutti i grandi studiosi del tempo, in particolare Mommsen, il primo ad avanzare l'affascinante ipotesi che qui potesse sorgere l'antica Bovianum Vetus. Agli studi dei Borboni seguì una seconda fase nel biennio 1871-1872, dopodiché l'area fu abbandonata.
Nel 1959 Adriano La Regina, uno dei massimi archeologi viventi, per la sua tesi di laurea si interessò nuovamente alla lingua osca e alle popolazioni sannitiche. Una volta divenuto soprintendente ai Beni Archeologici del Molise, negli anni Settanta scoprì il grande tempio collegato al teatro che non era emerso fino ad allora, riportando alla luce un complesso santuariale unitario.
Il santuario, databile tra II e I sec. a.C., ebbe una vita breve, poiché dopo le Guerre Sociali andò in disuso e nel II sec. d.C. era oramai sepolto da materiale alluvionale. È costruito in un momento in cui il Sannio è già assoggettato a Roma, fatto non trascurabile, perché testimonia il tipo di governo che i romani instauravano nelle zone conquistate, dove lasciavano, nei limiti possibili, autonomia religiosa, politica e amministrativa. Questo permetteva, in un crocevia culturale di influenze latine che scendevano la penisola ed ellenistiche che salivano, la realizzazione di mirabili esempi di mediazione tra varie forme artistiche.
Oggi gli studiosi propendono quasi unanimemente a indicare nel sito archeologico di Pietrabbondante il più importante santuario dell'antico Sannio. I nuovi scavi stanno confermando questa tesi e per la sua tipologia mettono in relazione il luogo con altri complessi coevi come Tivoli, Gabii e Castelsecco.
Dopo il restauro del teatro e del grande tempio principale, dal 2002 è iniziato lo scavo di una nuova area di oltre 5.000 mq sempre sotto l'egida di La Regina, oggi presidente dell'Istituto Nazionale di Archeologia e di Storia dell'Arte, e la direzione degli archeologi Luigi Scaroina e Augusta Di Iorio. Da questi nuovi lavori sono venuti alla luce altri tre edifici sacri notevoli, tra cui una domuspubblica e un donario, nel quale sono stati trovati ex voto in terracotta, bronzo, pietra, ma anche monete e vasellame. La domus, di stile pompeiano, aveva un cortile provvisto di impluvio ed era il luogo dove dimoravano i sacerdoti.
Il nome di questo insediamento non è mai stato scoperto e non sappiamo nemmeno a chi era intitolato il grande tempio a triplice cella, che indica la presenza di tre dedicazioni. Un'ipotesi potrebbe essere la triade capitolina, ovvero Giove, Giunone e Minerva, ma non è una verità accertata. L'unico riferimento sicuro è una lamina con dedica alla Vittoria, una divinità venerata probabilmente in un sacrario diverso da quello principale. A confermare la peculiarità di Pietrabbondante, bisogna ricordare che la suddivisione a tre celle è una caratteristica insolita in area italica.
Il tempio principale (25 metri per 35) alle spalle del teatro, del quale oggi è visibile solo il podio, ha una posizione non casuale, infatti il suo orientamento a sud-est permetteva di osservare la nascita del sole in ogni momento dell'anno. La scalinata e una parete, che sono state ricostruite negli anni Settanta in maniera attendibile, ci rendono l'idea della sua imponenza. Sul podio è rimasto un cardine originale di bronzo del grande portone, mentre sulla parete rialzata si legge una scritta in osco ricordante Stazio Claro, che contribuì alla costruzione del complesso.
Tra tempio principale e teatro è stato trovato un capitello ionico del IV sec. a.C., residuo di un edificio sacro antecedente, e molte armi, che ci fanno presupporre che l'area era stata già frequentata come luogo di culto in precedenza, al tempo in cui sul soprastante monte Caraceno furono realizzate delle fortificazioni sannitiche di avvistamento.
Altro aspetto particolare sono i resti delle botteghe alla destra del teatro, un'area di commercio legata al santuario, che sorgeva nei pressi di un importante passaggio di uomini e merci, il tratturo Celano-Foggia.
A primavera inizieranno i lavori per la realizzazione di un ambizioso museo nel quale confluiranno i ritrovamenti di questi ultimi anni, serbati oggi in un deposito blindato, tra cui una statua in pietra di Ercole alta 80 centimetri, recuperata con i recenti scavi. Purtroppo non potranno essere esposti i rinvenimenti ottocenteschi oggi conservati a Napoli, dove oltre alla raccolta di scritte osche si trova anche una rilevante collezione di armi.
In Italia trovare finanziamenti per l'archeologia è ormai difficilissimo, ma l'attuale sindaco Florindo Zarlenga si è saputo muovere al meglio e con la collaborazione della Regione Molise è riuscito a raccogliere gli aiuti economici direttamente dalla Comunità europea.
Nella consolidata squadra di lavoro figurano una ventina di operai del paese, che con questa formula operano vicino casa per alcuni mesi dell'anno, svolgendo le proprie mansioni con grande dedizione, nell'ottica di agire per il bene della propria comunità. In questa maniera sono stati raggiunti velocemente risultati insperati, basti pensare che nella sola stagione 2006 è stato scavato e già restaurato in alcune parti il donario.
Alla fine gli esiti sono agli occhi di tutti e la stessa Comunità europea, giunta in Molise lo scorso agosto a visionare i lavori, è rimasta colpita dalla mole di attività svolta e si è impegnata a sovvenzionare il recupero anche per il 2007.
Il teatro - Cenni a parte merita il teatro, dove troviamo caratteristiche italiche, latine ed ellenistiche che convivono perfettamente, tanto da rappresentare un degno esempio di evoluzione della forma teatrale, da quello greco a quello romano.
Alla struttura si accede da quattro punti: due ingressi sul fronte; uno laterale, per la gente comune, nella parte alta della cavea; uno collegato al grande tempio. Il terrapieno del teatro è sorretto da un muro semicircolare fatto di blocchi sbozzati di pietra calcarea locale, dalla forma poligonale e disposti a incastro.
Negli ultimi cinque anni, sotto la direzione del professor La Regina, è stato ricostruito quasi tutto, compreso il fronte scena lungo 37 metri e i telamoni, con un lavoro certosino. Il restauro è stato fatto soprattutto con pietre originali ritrovate nell'area, che sono state studiate accuratamente. Quelle non utilizzate sono state messe da parte, perché ancora non è stata individuata la loro posizione iniziale. In alcune zone, dove non si sono ritrovati i blocchi perché rotti o trafugati, è stata fatta una ricostruzione sobria in pietra locale che aiuta nella leggibilità dell'area. Ulteriori integrazioni sono state fatte con del travertino proveniente da Tivoli, trattato con appositi prodotti che lo rendono simile alle pietre del luogo, ma allo stesso tempo distinguibile dalle autentiche.
Il teatro era composto di due elementi principali, la cavea e l'edificio scenico, legati tra loro da due archi di pietra, oggi sapientemente ricostruiti incastrando, come era già in origine, i blocchi. Quelli più danneggiati sono stati riedificati per motivi di sicurezza.
Per capire che a Pietrabbondante si è lavorato nel più ampio rispetto del passato, restaurando secondo le tecniche originarie, basti dire che i rifacimenti sono stati fatti con le centine in legno ricostruite come erano anticamente, mentre i blocchi di pietra sono stati sollevati con attrezzi fabbricati identici a quelli romani.
Il teatro, oltre alla sua funzione di luogo per spettacoli di tipo religioso, era un importante spazio di comizi. I sorprendenti sedili anatomici delle prime file ospitavano difatti i senatori.
Secondo un'ipotesi attendibile, le varie etnie del Sannio si riunivano periodicamente in questo luogo dall'acustica splendida, per discutere fondamentali scelte riguardanti il loro territorio.
Una plurimillenaria magia ancora celata
La collina di Castelsecco conserva uno tra i più importanti complessi archeologici di tutto il territorio aretino. Il colle, alto 425 metri, è detto anche di San Cornelio e dista circa 3 chilometri dal nucleo storico di Arezzo, rispetto al quale si trova a sud-est. Oggi la collina si presenta come un grande terrazzo ovoidale con una lunghezza di 280 metri e una larghezza di 102. Siamo prossimi a un'antica direttrice viaria di collegamento tra la Val di Chiana e la Valtiberina, che veniva utilizzata per raggiungere l'Adriatico o, come strada alternativa alla via del Trasimeno, per giungere in Umbria.
In passato sono state formulate varie ipotesi sull'insediamento alla sommità del colle e i ritrovamenti dimostrano come il luogo fosse continuamente frequentato dall'epoca arcaica fino a tutto il Settecento. Successivamente divenne zona agricola e ancora oggi è visibile una colonica abbandonata, vicino a quello che rimane della chiesa di San Cornelio.
Per alcuni studiosi di fine Ottocento, come il Gamurrini, qui si ergeva l'arcaica Arezzo, un insediamento fondato da antiche popolazioni italiche (forse umbre) e poi conquistato e reso potente dagli Etruschi; Lo stesso Gamurrini sterzò in seguito le sue opinioni, dapprima ipotizzando la presenza di un fortilizio etrusco e successivamente di una grande villa romana. Vincenzo Funghini, il primo che indagò con alcuni dissotterramenti la collina nel biennio 1886-1887, era andato oltre, immaginando una cinta muraria di 10 chilometri che inglobava Arezzo e Castelsecco. Negli anni Sessanta del secolo scorso, il Lopes Pegna suppose che nel colle era sorto l'accampamento delle legioni romane che stanziarono nell'aretino già dal IV secolo a.C.
Dopo tanti piccoli saggi sulla collina, tra i quali quelli del compianto Piero Greci, nel 1969 iniziarono gli scavi con metodo scientifico da parte della Soprintendenza archeologica dell'Etruria, sotto la direzione di Guglielmo Maetzke, che riportarono alla luce i resti di un teatro e di un tempio. Negli anni Settanta e Ottanta furono fatti ulteriori piccoli interventi di consolidamento dell'area.
Tra i tanti ritrovamenti, i più datati sono l'iscrizione tins lut ( dono a Tinia, il Giove etrusco) su lastra di travertino, una moneta etrusca e una fibula di bronzo del VIII/VII secolo a.C. L'area era frequentata quindi già in quell'epoca.
Nel II secolo a.C. viene dato un nuovo assetto alla collina, orientandola verso la Val di Chiana e realizzando delle possenti mura perimetrali. Viene così costruito un imponente complesso santuariale extraurbano a servizio della città di Arezzo e presentante elementi significativi come il tempio principale e il teatro tra loro collegati, caratteristica che trova riscontri con altri complessi dello stesso periodo, anche molto distanti dal territorio aretino, come Pietrabbondante.
Castelsecco aveva però peculiarità tutte sue, perché sebbene realizzato in un momento in cui l'influenza del mondo romano si faceva già sentire, era decorato con lastre di terracotta come era nella tradizione etrusca. Anche la distanza tra teatro e tempio, che non sono perfettamente allineati tra loro, era maggiore rispetto agli altri santuari italici coevi di influsso ellenistico.
Nel nuovo complesso rimase la dedicazione a Tinia, a cui si aggiunse sicuramente il culto di Uni (la romana Giunone Lucina), divinità collegata alla maternità e alla fertilità, come dimostrato dai tanti ex voto in terracotta raffiguranti bambini in fasce rinvenuti e oggi conservati al Museo Archeologico aretino.
Successivamente, alla pari della città schierata per Mario, anche questa area subì la collera di Silla intorno all'80 a.C., ipotizzabile per la mancanza di decorazioni a lastre datate successivamente a quel periodo, che dimostrerebbe una decadenza del santuario.
Durante le invasioni barbariche e l'Alto Medioevo, Castelsecco fu usato come fortilizio divenendo una zona strategica nella lotta tra bizantini e longobardi.
Sempre in epoca medievale qui sorsero almeno due chiese, San Pietro e San Cipriano. L'attuale chiesa dei Ss. Cornelio e Cipriano è invece settecentesca e fu profanata negli anni Sessanta.
San Pietro presenta resti dell'abside del IX sec d.C. a nord-est del teatro. Qui è stato ritrovato anche un altare, all'inizio ritenuto un'ara pagana, ma poi riconosciuto come cristiano del IX-X sec. d.C.
La parte a sud-est della collina è costituita da uno spettacolare muraglione di macigni locali sbozzati dalle varie dimensioni. Il perimetro del lato ovest, al contrario, è visibile solo in alcuni tratti perché è franato o coperto dalla flora. La cinta, che presenta un tratto ad andamento curvilineo, ha una lunghezza alla base esterna di 120 metri, interrotta da 14 contrafforti che hanno un'altezza massima di circa 10 metri. Per Maetzke, oltre alla funzione di sostegno al terreno, questa muraglia aveva uno scopo monumentale.
Direttamente collegato alle mura e a loro contemporaneo, si trova il teatro orientato a sud e adatto a rappresentazioni sacre, come dimostra il piccolo altare del II sec. a.C., rintracciato vicino al palcoscenico.
Oggi l'edificio scenico non è visibile, perché ricoperto col terreno per preservarlo dai vandali, ma è l'esempio di teatro etrusco-italico meglio conservato e dimostra i collegamenti artistico-culturali di Arezzo con territori lontani.
La cavea aveva un diametro di 45 metri e rimane a noi solo la parte strutturale, che doveva essere ricoperta da lastre di travertino, di cui sono state trovate tracce. Della cavea ima restano 4 gradini, mentre mancano la parte media e la summa. Sono stati individuati anche altri tre gradini molto manomessi. L'orchestra, che aveva un diametro di circa 15 metri, era semicircolare e pavimentata di pietra in lastre. A essa si accedeva attraverso due corsie oparodoi, anche esse lastricate in pietra. Oggi ne resta ben conservata solo una. Dalle parodoi si giungeva a due piccoli ambienti (paraskenia) dai quali si passava al palcoscenico (pulpitum) che era posto rialzato in mezzo. Quest'ultimo era rivestito con lastre in terracotta decorate, oggi conservate in frammenti all'Archeologico, che presentano motivi simili a quelli ritrovati sia in città, sia nelle urne cinerarie volterrane dello stesso periodo. Del fronte scena, lungo circa 18 metri, sono rimaste le fondazioni fatte di macigni irregolari.
Lo spiazzo tra teatro a sud e podio templare a nord non presenta a oggi niente di affiorante.
Il grande podio centrale, a circa 100 metri dal teatro, apparteneva a un notevole edificio religioso. Si alza 6 metri sul piano circostante ed è stato ottenuto livellando la sommità del colle e ritagliando lateralmente una grossa sporgenza di roccia.
L'area è ancora in gran parte da indagare, nuovi scavi potrebbero permettere una migliore lettura storica e l'affioramento di edifici e templi con altre dedicazioni.
La polemica: ereditare un tesoro per...
Castelsecco
e Pietrabbondante: perché questo confronto tra due aree così lontane tra loro? Le risposte sono molteplici e alcune si colgono icto oculi.
Innanzitutto le due aree archeologiche sono spesso accostate nei testi per certe similitudini, nonostante una sia di tipo etrusco-italica e l'altra abbia influenze sannite. Potremmo anche ricordare che gli aretini, come i molisani del I sec. a.C., subirono l'ira di Silla dopo essersi schierati per Mario durante le Guerre Sociali.
Ma ci sono altre corrispondenze più sottili e dettate da mere assonanze. Una su tutte è rappresentata dal monte Caraceno, incombente sull'area archeologica di Pietrabbondante, che è detto anche Saraceno , forse in ricordo delle scorribande dei turchi. Proprio quel saraceno (o saracino) che noi aretini ricordiamo nella nostra celebre rievocazione storica.
Al contrario nostro, tornando in ambito archeologico, a Pietrabbondante hanno però capito che simili tesori ereditati dal passato devono essere categoricamente valorizzati. Per questo motivo sono state trovate importanti risorse economiche, grazie soprattutto agli sforzi congiunti degli Enti locali che, nel caso del piccolo centro molisano, hanno dei mezzi infinitamente più piccoli rispetto a quelli di una ricca città d'arte capoluogo di provincia. Ma non servono di certo valenti Nostradamus per prevedere che il tempo darà loro ragione.
Intanto ad Arezzo, dal 1969, si sono succedute dieci legislature, ma nessuna di loro che abbia veramente preso decisioni per il definitivo recupero di Castelsecco.
E se una flebile speranza arriva dai buoni propositi dell'omonima associazione, che pare essere riuscita a reperire i finanziamenti per il recupero della collina dal punto di vista ambientale, il nostro illustre e scalpitante passato si deve scontrare con le istituzioni locali e non solo, che dopo i puntuali proclami pre-elettorali di turno, ricollocano sistematicamente Castelsecco e la sua area archeologica nel dimenticatoio.
Possibile che nessuno comprenda quale ritorno culturale, turistico ed economico deriverebbe da un parco archeologico di tale importanza? Eppure di esempi eclatanti (vedi Cortona) ne abbiamo anche nel nostro territorio!
A nessuno passa per la mente che questa collina potrebbe essere una formidabile palestra di crescita e formazione per nuove generazioni di studiosi e archeologi? Probabilmente no.
Di tanto in tanto si organizzano convegni (a dire il vero a distanze decennali), dove i rappresentanti delle categorie più disparate si gonfiano il petto con tanti proclami, ma allo stato attuale le enigmatiche vestigia continuano a rimanere lassù, sepolte dalla terra di riporto e da un nuovo strato di profilattici usati che, di anno in anno, si aggiunge a quello precedente.
Chissà se un giorno arriverà veramente qualcuno che porrà rimedio a questa vergogna tutta nostrana.
Marco Botti (Fonte)

martedì 16 febbraio 2010

ArcheoMolise

aaarchd

Un link da dove scaricare tutti i numeri della rivista trimestrale  di  ArcheoMolise, tra le più prestigiose e interessanti della regione con firme illustri quali Adriano La Regina.

LINK

Immagini della memoria- Uniformi, foto e documenti dalla Linea Gustav

Pietrabbondante - Agosto 2009 – Immagini della Memoria. La mostra di Vitullo Gino. Uniformi, foto e documenti dalla LINEA GUSTAV (1943-1944).
DSCN0536
DSCN0537
DSCN0539
DSCN0540
DSCN0541
DSCN0542 DSCN0538
DSCN0545
DSCN0546
DSCN0549

lunedì 15 febbraio 2010

Linea Verde – La puntata in streaming

Veduta Monte Caraceno - pineta
La puntata di Linea Verde Orizzonti del 14 febbraio dedicata all’Alto Molise è visionabile in streaming da questo link:

Torna in Molise Adriano La Regina

la regina

La soddisfazione per quella sala della biblioteca Albino gremita è generale. Ma lo è soprattutto per Alfonsina Russo, il Soprintendente ai beni archeologici del Molise, che ha organizzato Archeo, il ciclo di incontri del giovedì che sta riscuotendo grande successo.Molta della nutrita presenza per il penultimo degli appuntamenti lo si deve alla presenza di Adriano La Regina, esperto di fama mondiale, che fu dirigente della soprintendenza molisana a partire dal 1971, prima di diventare Soprintendente di Roma Antica e presidente dell'Istituto nazionale di archeologia e storia dell'arte.

Un ritorno graditissimo e molto apprezzato, che ha permesso di fare il punto sul sito archeologico più significativo del Molise, quello di Pietrabbondante. Gli scavi ripresero nel 1959, dopo essersi interrotti per più di un secolo, visto che gli ultimi erano stati effettuati in età borbonica, quando vennero alla luce il teatro e il tempio minore. "Grande impulso lo dobbiamo al soprintendente Cianfarani, che raccolse le istanze che all'epoca portarono il comune di Pietrabbondante e la provincia di Molise".

I Sanniti. Il popolo che La Regina conosce a fondo, e Pietrabbondante segna la traccia storica di un passaggio cruciale, quello di popolo che si va assoggettando all'Impero di Roma. "Il Molise ha dei punti di interesse e di rilevanza internazionale - ha detto La Regina -. Pietrabbondante per la conoscenza della civiltà sannitica è la località principale dell'Italia Sabellica, perché era un santuario nazionale dei Sanniti. Un centro di religiosità pubblica nazionale che ci dà informazioni fondamentali su tutta l'organizzazione della società sannita".

Ma Adriano La Regina conosce a menadito il patrimonio storico e archeologico di tutto il Molise. Sul rischio che una regione piccola possa non ricevere fondi a sufficienza per riportare alla luce la propria storia dice: "Che c'entra, anche la Svizzera è piccola, ma sta meglio di nazioni più grandi. Dipende da come di usano le ricorse. Il Molise ha un grande vantaggio rispetto a tante altre parti d'Italia, ossia quello di aver subito poche alterazioni del suo paesaggio. In un momento come questo, in cui si tende a valorizzare gli aspetti monumentali nel loro contesto paesaggistico il Molise si trova in vantaggio rispetto ad altre parti d'Italia".

"Inutile dire quanto siamo soddisfatti della riuscita dell'evento", ha detto il Soprintendente Alfonsina Russo, che ha ricordato anche come l'incontro sia stato organizzato anche grazie al supporto della Società italiana per la protezione dei beni culturali, il cui segretario nazionale, generale Rizzo, ha presenziato ai lavori.

Prossimo e ultimo appuntamento il 4 febbraio con Gianluca Ferrari, Comandante del Nucleo tutela de patrimonio culturale a Bari, che parlerà dell'opera svolta dai carabinieri nel recupero delle opere d'arte e nel contrasto al traffico di oggetti antichi.

Fonte: www.primapaginamolise.com del 20 gennaio 2010

venerdì 12 febbraio 2010

Pietrabbondante su Linea Verde

LineaVerde_03 normale_5jghxz3dRai Uno live streaming

Domenica 14 Febbraio 2010, alle ore 10 sarà trasmessa la diciassettesima puntata del programma televisivo LINEA VERDE ORIZZONTI. Questa settimana Fabrizio Rocca ci porta alla scoperta dell’Alto Molise, un territorio affascinante ma allo stesso tempo poco conosciuto dalla maggioranza degli italiani. Vedremo gli angoli più suggestivi di Vastogirardi, un borgo medievale situato in provincia di Isernia, che si distingue per il suo omonimo castello da favola. Conosceremo i piatti e i prodotti della tradizione locale come la manteca e il formaggio al tartufo, ma il fiore all’occhiello sono le cazzarieglie e le fasciole, tipi di pasta registrate per la loro bontà dall’Accademia Italiana della Cucina. Inoltre le specialità molisane legate alle antiche ricette della pasticceria tipica, le figure artistiche di un famoso maestro cioccolatiere e i salumi tipici di Pietrabbondante sono i temi principali della puntata di Fabrizio Rocca.

Il consorzio ASSO MAB Alto Molise, nell’ambito della propria politica di sviluppo, è riuscito ad essere ancora una volta protagonista dell’importante trasmissione enogastronomica della Rai.

14 Febbraio 2010 - Avviso

Il giorno 14 Febbraio 2010 dopo la celebrazione della cerimonia per l’avvicendamento alla guida della parrocchia “Santa Maria Assunta”, fra i sacerdoti Don Giovannino Santangelo e Padre Giorgio Altamirano che si terrà alle ore 11 presieduta dal vescovo della Diocesi di Trivento S.E. Domenico Angelo Scotti, la cittadinanza è invitata a partecipare ai festeggiamenti in loro onore che si terranno presso il palazzetto dello sporto “Toronto” a cura del Comitato spontaneo per la cerimonia.

giovedì 11 febbraio 2010

La prima Italia Quando il toro dei Sanniti cercò di usurpare la Lupa di Roma

 

Teatro parodos e proscenio

Nonostante il principe di Metternich sostenesse, a metà dell' Ottocento, che il nome dell' Italia era una semplice espressione geografica, priva del significato politico che gli ideologi della rivoluzione volevano attribuirgli, l' idea di nazione amata e perseguita nel Risorgimento aveva già due millenni di storia. Scoperte archeologiche stanno rivelando nel cuore del Molise, nel territorio del comune di Pietrabbondante, sorprendenti resti monumentali nell' ambito di un santuario eretto dai Sanniti a mille metri di altitudine, in superba posizione a dominio dell' intera regione. Luogo di culto pubblico, sacrario di stato e sede d' adunanze del senato, quel luogo di culto svolse a lungo il ruolo di rappresentare la nazione sannitica e, nella sua ultima fase, l' aspirazione di istituire un nuovo ordinamento politico insieme con gli altri popoli d' Italia. Questo nome dalle origini tuttora misteriose era infatti diventato già in antico simbolo di una concezione che assegnava alle genti italiche il destino di fondare una nazione la quale si riconoscesse nell' Italia piuttosto che in Roma. Le popolazioni dell' Italia centrale e meridionale, vinte e poi associate a Roma in un patto di alleanza, per circa due secoli avevavo costituito il nerbo militare dell' imperialismo romano nella conquista del Mediterraneo quando, sullo scorcio del secondo secolo avanti Cristo, rivendicarono ripetutamente e invano la cittadinanza, ossia parità di diritti politici e civili nello stato romano. Di fronte alla posizione ferma, che limitava la partecipazione di quei popoli ai benefici economici derivanti dall' espansione romana senza concedere le prerogative e i privilegi della cittadinanza, le aristocrazie italiche cercarono una soluzione nell' impiego della forza. Elessero a capitale la città di Corfinio, al centro dell' Abruzzo, alla quale diedero il nuovo nome di Italia, emblema di un potere sostitutivo di quello romano, e contrapposero al patrimonio ideale di Roma un sistema simbolico alternativo, come il toro sannita in luogo della lupa romana. Fu così creata per la prima volta un' ideologia ben definita, seppure effimera, della nazione italiana. Insorsero tutti insieme nel 91 avanti Cristo, Marsi, Vestini, Piceni, Peligni, Marrucini, Frentani, Sanniti, ossia «le genti più forti d' Italia» nelle parole di Plinio, che avevano popolato le terre delle odierne regioni d' Abruzzo, Marche, Molise, e poi ancora gli Italici della Campania, dell' Apulia e della Lucania, per dare luogo a quella guerra detta «sociale», ossia «degli alleati», nota anche come guerra marsica o italica. Il conflitto divampò aspramente per intere regioni, e la potenza romana vacillò sotto l' impeto di eserciti addestrati a battersi nel nome di Roma. Per contrastare i ribelli si dovette persino ricorrere all' impiego di militari arruolati in terre lontane, come i cavalieri ispanici ai quali fu concessa la cittadinanza romana per il coraggio con cui avevano combattuto nel Piceno, oppure all' impiego di reparti inviati dalle popolazioni settentrionali, come i Veneti che intervennero nella Marsica, nel territorio dei Vestini, nell' assedio di Ascoli. Prevalse l' abilità politica di Roma, che con un provvedimento a sorpresa spuntò le armi ideali della ribellione e aprì la strada alla repressione di ogni ulteriore resistenza: nel bel mezzo del conflitto la cittadinanza romana fu concessa individualmente a tutti gli Italici che ne avessero fatto richiesta. Nasceva così l' Italia romana, che avrebbe raggiunto il suo compimento nei decenni successivi con la diffusione dell' ordinamento municipale e con l' articolazione regionale concepita da Augusto, in buona parte entrambi pervenuti nel nostro attuale assetto territoriale. Di questa storia della prima Italia le terre dell' antico Sannio, il cui nucleo originario corrisponde in maniera approssimativa alle province di Campobasso e Isernia, conservano monumenti grandiosi e affascinanti, ancorché poco esplorati. Fortificazioni megalitiche, fittamente distribuite sulle vette dei monti, anche ad altitudini assai elevate, le une in vista delle altre, formano un poderoso sistema di arroccamento creato per contrastare le incursioni delle legioni romane durante le tre guerre sannitiche e durante la guerra contro Pirro, la quarta guerra «romana» dei Sanniti, e per cercare riparo dagli eserciti cartaginesi durante il flagello annibalico. è difficile individuare in ciascuna di queste fortezze i singoli insediamenti di cui Livio tramanda così frequentemente il nome nella narrazione delle guerre nel Sannio. Alcune sono tuttavia obiettivamente identificabili, come le fortificazioni di Saepinum, il cui nome sopravvive in quello di Sepino; di altre è attendibilmente riconoscibile il sito, come nel caso di Aquilonia che, stando a Livio, dovrebbe corrispondere all' abitato cinto da mura sul Monte Vairano, a ridosso di Campobasso. Ciò che appare certo, e che cambia di non poco la tradizionale ricostruzione storica, è che gran parte delle guerre sannitiche si svolsero proprio nella parte del Sannio corrispondente al Molise interno, tra Isernia, Agnone, Campobasso e Sepino. Ingenti sono le informazioni sulla storia istituzionale, religiosa e artistica del mondo italico che provengono dagli scavi in corso a Pietrabbondante, ove il santuario montano non inserito in un contesto urbano, già esistente nel quarto secolo, distrutto durante la guerra annibalica e ricostruito durante il secondo secolo avanti Cristo, assunse grande rilevanza politica e religiosa poco prima della guerra sociale, ossia nel momento delle maggiori rivendicazioni nei confronti di Roma, quando si attribuì per la prima volta significato politico al nome Italia. Risale a tale epoca la costruzione del maggiore tempio noto nel Sannio, collegato con un teatro ellenistico concepito per ospitare anche assemblee politiche, e con una domus publica, sede di attività civili e religiose. Le ricerche hanno dimostrato che tutti quei monumenti, e gli altri che li circondano, erano destinati a svolgere funzioni che interessavano l' intera nazione sannitica. Il culto delle divinità ivi rappresentate, la Victoria e un' altra dal nome osco corrispondente a quello di Ops Consiva, dea dell' abbondanza, rivelano il ruolo fortemente ideologico svolto da questo centro religioso e politico nella terra degli antichi Italici. - ADRIANO LA REGINA

Repubblica — 12 agosto 2008   pagina 11   sezione: ROMA

Altamirano prende il posto di Santangelo

Cattedrale

PIETRABBONDANTE. Dopo oltre quarant’anni di ministero sacerdotale nel paese altomolisano da Domenica don Giovannino Santangelo non sarà più il parroco del comune. Al suo posto il Vescovo invierà il giovane padre Giorgio Altamirano che diventerà così il nuovo amministratore parrocchiale della chiesa di Santa Maria Assunta. Don Giovannino lascia le redini per raggiunti limiti d’età. E domenica prossima alle ore 11 nella chiesa del Comune l’insediamento del nuovo parroco in una celebrazione presieduta dal Vescovo triventino. “Con una solenne concelebrazione presieduta da S.E. Scotti nella antica chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, risalente al 1666 –fanno sapere dalla Diocesi- durante la cerimonia religiosa sarà letta la bolla di nomina, redatta dal cancelliere vescovile don Erminio Gallo, e verrà espressa sentita gratitudine a mons. Giovanni Santangelo il quale, per oltre quarantadue anni, ha retto la parrocchia del paese sannita più famoso della Diocesi. Padre Giorgio è nato a Concordia (Argentina) il 21 ottobre 1958 e venne ordinato sacerdote il 9 ottobre 1993. Ha esercitato per diversi anni il ministero sacerdotale presso il santuario Diocesano della Madonna di Canneto: molto stimato e apprezzato come confessore e direttore spirituale. Dal 2008 è al servizio della Diocesi di Trivento. Da allora fino al presente svolge il ministero sacerdotale come aiuto del parroco di Maria Santissima di Costantinopoli in Agnone. Padre Giorgio sarà per i fedeli di Pietrabbondante una valida guida pastorale in una comunità parrocchiale bella, attiva, collaborativa e sufficientemente organizzata, multiforme e dinamica. Padre Giorgio non deve per nulla spaventarsi nell’assumersi la responsabilità di questa parrocchia perché c’è molto da fare, proprio perché la popolazione è falcidiata dalla mancanza di lavoro e della fuga verso le citta da parte delle famiglie giovani, ma ci conforta che i suoi parrocchiani lo attendono con ansia e sono sicuri che con l'aiuto del Signore egli riuscirà a farli pregare con convinzione e a farli stare in fratellanza e allegria con più assiduità, con miglior conforto ed in maggior numero. Don Giovannino –concludono dalla Diocesi di Trivento- è un prete carico di anni si, ma ancora giovanile e per nulla segnato dalla fatica. Un presbitero che in tutta la sua vita ha avuto tanta voglia di predicare, di insegnare (quanti professionisti del paese sono tali grazie alle sue lezioni provate), di educare, di testimoniare, di essere disponibile nell’ascolto e nella confessione dei suoi fedeli, nel sacrificarsi e senza nessuna arroganza poi di gridare ai quattro venti quello che riusciva e realizzare”.

PrimoPiano Molise, mercoledì 10 febbraio 2010.

Diocesi di Trivento. Link.

Turismo, i comuni si associano

Foto Pietrabbondante 18 02 2007 028

Agnone. Lo voterà per primo il Comune di Pescopennataro nella seduta consiliare di dopodomani. Quindi Agnone e via via Capracotta e Pietrabbondante. Parliamo del nuovo servizio turistico associato quale piattaforma d’intenti che vedono legati tra di loro i quattro centri altomolisani in questione. Una volta tanto vengono abbattuti i campanili e si cerca di far sistema turistico integrato. L’hanno compreso Agnone, Capracotta, Pescopennataro e Pietrabbondante ed in particolare i rispettivi sindaci che hanno a disposizione un range turistico eccelso ognuno per le proprie peculiarità. Ed ecco Pietrabbondante con i suoi scavi archeologici e il teatro; quindi Agnone con l’arte, la cultura; Pescopennataro con i boschi Soprani, la pietra e le falesie; non ultima Capracotta con la neve, gli sport invernali ed altro ancora. Paesi questi legati da gastronomia, bellezze paesaggistiche ed ambientali invidiabili. Ed allora tutti insieme per offrire pacchetti turistici e promozionali non nel nome del singolo comune, ma nell’ottica di un comprensorio quale quello Altomolisano che in un futuro assai prossimo potrebbe vedere anche l’adesione degli altri centri. Pietra miliare è quello di votare in consiglio comunale una disciplinare d’intesa che possa delegare infine, ad un Ente specifico l’opportunità di investire nel segmento turistico quanto d’intesa previsto dai quattro centri. Certamente si partirà con una card che permetterà di avere sconti in teatri, cinema, musei, attività commerciali e ristorazione, per la fruizione di impianti sportivi e per l’acquisto di gadget e ricordi nei rispettivi Comuni. Quindi la creazione di una brochure che potrebbe contenere la stessa card destinata al turista. Una card che ha un duplice scopo: quello di accattivare l’attenzione del turista e invogliarlo nella spesa. Il secondo, riuscire a comprendere bene la provenienza turistica nei quattro centri in questione per concentrare su specifiche regioni l’eventuale battage pubblicitario e propagandistico. E cosa più importante creare anche un database contenente l’anagrafica turistica oggi inesistente in Alto Molise. L’intesa raggiunta tra i sindaci De Vita per Agnone, Tesone per Pietrabbondante, Sciulli per Pescopennataro e Monaco per Capracotta, ha fatto comprendere che oggi il fare sistema essere coesi sotto il profilo turistico significa per ciascun centro risparmiare economie, raggiungere nuovi orizzonti, vendere e pubblicizzare di più il prodotto e avere ritorno e ricadute che ogni singolo paese, nonostante tutte le energie e le economie disponibili, da solo non potrebbe raggiungere. Ed ecco che chi va a sciare a Capracotta potrebbe passare il pomeriggio nei boschi e il museo della pietra di Pescopennataro per poi passaggiare ad Agnone, visitare chiese, fonderia e bellezze architettoniche per poi immergersi nell’antichità di Pietrabbondante scegliendo dove pranzare o cenare. oppure rimescolare i tour a seconda delle preferenze e del tempo a disposizione. Il tutto, magari, guidato dalla sapiente conoscenza di esperti nel segmento turistico. Un’idea innovativa e che piace. Un servizio che magari in futuro potrà svilupparsi anche su un’ospitalità comunale con l’ostello della Gioventù ad Agnone e le “casa-albergo” degli altri centri. Nasce così nei prossimi giorni, il vero imput di comprensorio altomolisano non restrittivo e che vede la coesione dei quattro centri principali del Molise altissimo che abbattendo stupide e ataviche gelosie campanilistiche progettano il futuro per una spinta economico-turistica che certamente darà i frutti sperati a medio-breve termine.

Vittorio Labranca da PrimoPiano Molise, mercoledì 10 febbraio 2010.

mercoledì 10 febbraio 2010

Italia.it

italia-it_logo

La pagina ufficiale del Molise sul portale nazionale Italia.it, il portale ufficiale del turismo italiano. Nei luoghi da vedere è presente, naturalmente, anche il sito archeologico di Pietrabbondante. Il sito, realizzato dopo diversi progetti falliti e svariate risorse spese, ancora non del tutto perfezionato, offre comunque, in particolare per i turisti stranieri, discrete notizie sui luoghi più significativi della penisola.

Link

Molise – Arte e Cultura


molise

La Regione Molise ha pubblicato recentemente un opuscolo che, attraverso splendide immagine inedite, offre un significativo spaccato fotografico delle principali peculiarità artistiche della regione. Nel volume sono presenti anche immagini di Pietrabbondante e del suo sito archeologico.

martedì 9 febbraio 2010

Casare Brandi su Pietrabbondante

Teatro 1

Il senese Cesare Brandi, tra i più grandi critici d'arte italiani, scriveva così sul Corriere della Sera del 12 luglio 1977 su Pietrabbondante: "…il tempio sta in un prato, come i birillini sul feltro di un biliardo: e sembra piccolo, così dall'alto, raccolto e perfetto come una scacchiera. Ma poi si scende e si vede che non è piccolo: il corridoio anulare intorno al podio altissimo, il muro a pietre poligonali (…) e, nella cavea del teatro, sedendo nei magnifici sedili, il paesaggio che fa scena naturale, anche se naturalmente il teatro ebbe la sua scena (…)".

E ancora : "Pietrabbondante, con la sua aria leggera che sfugge dai polmoni, il fresco gentile che ritempra, la visione circolare immensa: e in questa cornice i podii dei templi, il teatro, come lasciati cadere dal cielo. È un luogo sacro anche oggi".

In questo luogo, scriveva invece Amedeo Maiuri (Passeggiate Campane, Firenze, 1959), sembra di essere in "una piccola e umile Delfi italica, senza ricchezze, senza tesori, senza offerte di templi e di bronzi, nel santuario di un popolo di guerrieri e di pastori".

Immagine 1166

Discorso di insediamento di Don Giovanni Santangelo - 1947

 

In occasione del cambio del parroco che avverrà il 14 febbraio 2010 riportiamo il discorso in onore di Don Giovanni Santangelo Sacerdote Novello declamato dal professore Giuseppe Vitagliano il 6 luglio 1947, data dell’insediamento. Raro esempio di retorica ecclesiastica; tipologia dei discorsi che si recitavano decenni fa.

Or ora avete ascoltato, più auguste e più trionfali nel canto, le parole con le quali la Chiesa saluta i suoi ministri novelli: “Ecce Sacerdos magnus, qui in  diebus suis placuit Deo, inventus est iustus, et in tempore iracundiae factus est reconciliatio”. Ecco il Sacerdote grande, che accetto al Signore nei suoi giorni, fu trovato giusto e nel tempo dell’ira riconciliò gli uomini a Dio.

Inno più bello non  si poteva elevare alla grandezza e alla gioia del Sacerdozio di Cristo, di quel Sacerdozio che, come la Chiesa, di cui è milizia armata di fede e di amore, – da tanti secoli- soffre, combatte, prega e le sue tende spiega dall’uno all’altro mar. Da Pietro di Galilea, l’oscuro pescatore che sulle rovine dell’impero di Roma issò, sfidante e trionfante, la pacifica Croce di Cristo a Giovanni Bosco che ha aperto alla conquista dei suoi figli tutte le vie del mondo, questi militari, noti ed oscuri, hanno segnato il cammino della storia. Ebbero il comandamento di evangelizzare le genti, di essere luce del mondo e della terra; e la loro luce è il sale di tutti i giorni, il loro sale è preservazione dall’errore e dal disfacimento. Fatto segno di contraddizione e di odio, dalla Roma, di Nerone, al Messico, alla Spagna il sacerdote, nel martirio di sangue e nell’ignota immolazione di ogni giorno, ha donato tutto con dedizione a chi gli negava il diritto di vivere, ha benedetto e portato l’amore dove si malediceva e ardeva l’odio accecante. Con i primi discepoli ha cambiato il volto ad un mondo di schiavi con Benedetto da Norcia ha dato all’occidente pericolante e selvaggio la civiltà del lavoro e del pensiero, con Francesco d’Assisi ha riportato tra gli uomini, in nome del primo, e più grande comandamento, l’amore delle creature e di Dio, con Francesco Saverio ha disseminato per il mondo la falange innumerabile dei missionari; araldi della conquista lenta ma inesorabile alla dolce violenza di Cristo, con Camillo de Lellis ha dato un sorriso per ogni lacrima e un conforto per ogni dolore, con Giuseppe Cottolengo ha portato l’eroismo della carità cristiana tra i derelitti e i reietti della vita.

Davanti a questo poema di fede, davanti a questa titanica opera cementata di trionfi e animata da inarrestabile slancio, quale miseria appaiono le grandezze umane. “Passan le glorie come fiamme di cimiteri, come scenari vecchi crollan regni ed imperi…”. Solo, però, resta l’impero che ha ignorato violenze e sangue, ingigantendosi e alimentandosi nei secoli con l’opera dei Sacerdoti, figli della carne, eppure trasumanati dalla grazia del loro ministero, divino come la missione di Cristo. “Alter Christus” – è stato chiamato il sacerdote: un altro Cristo, e del sacerdote si posson ben ripetere le parole che Alfredo Oriani, nel suo testamento, scriveva di Cristo: “Egli è crocefisso in tutti i cuori: gli increduli sentono in lui che il dolore può essere consolato soltanto dalla propria grandezza, i credenti salgono in Lui fino alla redenzione della colpa, fino al trionfo del sacrificio. Chiamate dunque la sua legge a giudice nei tribunali, perché la giustizia non è vera che in un sogno divino, lasciatelo nelle scuole e negli ospedali al letto dei morenti, perché la sua promessa, sola, può placare la loro suprema disperazione davanti al mistero della vita e della morte. A Lui gridano anche i morti dentro di noi: Egli è il vivo della speranza che incorona le culle e i sepolcri, la suprema fede di tutti coloro ai quali la morte non basta contro il dolore”.

Ed oggi, invece, pur dopo aver sperimentato a prove di lacrime e di sangue che l’ideale terreno si è rimpiccolito con la terra, e non basta più né a coloro che pensano, né a coloro che amano, oggi il Sacerdote viene perseguitato e combattuto da coloro però che vedono nella sua grandezza, nella sua Santità, il rimprovero vivente alle loro miserie e alla loro umanità disumana; combattuto e perseguitato da coloro i quali, supremamente ridicoli, parlano di giustizia, di morale, di libertà, dimenticando che nessuna moralità, come scrisse Spencer, è concepibile e trasmissibile senza una religione. Ma l’odio dei persecutori di ieri e di oggi è importante ad ottenere a disarmare le forze dell’amore: le porte dell’inferno –aveva detto loro Cristo- non prevarranno. Ed oggi la fioritura di queste anime elette non conosce soste: sotto le raffiche dell’incredulità, dentro l’espansione inebriante della ricchezza, tra la gloria e la potenza della nuova cultura, queste anime sentono la nausea del mondo e si rifugiano in Seminari e Conventi. Il loro numero cresce dovunque, si moltiplica paradossalmente nell’Africa, senza che uno solo dei vecchi ordini cada, mentre altri, con nomi ignoti avanzano in falangi serrate. E il mondo, questo stanco mondo che sa solo rinnovare e creare per distruggere e conosce la sola legge dell’odio, guarda a questi messaggeri di pace, a questi costruttori di civiltà. Li guarda e li ama, perché solo da loro aspetta, al di là di ogni fallace promessa, l’avveramento e l’ adempimento del regno di Dio, che solo è regno di pace, di giustizia, di amor. Nella schiera di questi opposti, entra ora un giovane che fino a ieri abbiamo visto, di tanto in tanto, in mezzo a noi, uomo tra gli uomini, ma già prescelto al sacerdozio eterno: ed oggi il popolo, sapendolo trasfigurato dalla grazia di Dio, lo ha accolto tra i suoi figli migliori. Ed  io confesso che oggi, come non mai nella mia vita ho compreso quale grandezza, quale sublimità abbia il sacrificio coscientemente affrontato per un ideale. Immolare, come tu, caro Don Giovanni, hai fatto, la tua giovinezza, immolare le proprie frementi energie con amorosa dedizione, è virtù suprema di eroismo.

E beato sei tu, poiché non sentirai mai nella tua vita, come tanti altri compagni rimasti al di qua della tua pace, l’amarezza del disinganno, la stanchezza e la cattiveria del mondo e della sua creatura, che promettono e danno anche, ma poi tradiscono senza avere mai donato. Felice sarai tu, perché più da vicino hai voluto prendere la tua croce per seguire uno che non inganna, e che da oggi ha messo la sua potenza nelle tue mani, dispensatrice di beni con caduchi. Scendi dunque, caro Don Giovanni in mezzo al tuo popolo, in mezzo ai tanti che credono perché soffrono e soffrono perché sono buoni, in un mondo che ancora rinserra schiavi e lacrime. Dalla tua, dalla vostra opera gli uomini attendono l’avveramento di una realtà che agli stolti può sembrare irrealizzabile sogno, ma per noi è speranza più certa di qualsiasi certezza: lo spuntare di quel giorno che, in un solo ovile e in un solo pastore, veda splendere…de’ liberi un solo vessillo sul mondo tranquillo.

Prof. Giuseppe Vitagliano.

La Chiesa S. Maria Assunta